fbpx Biennale Danza 2021 | Il corpo è un documento dell'oggi - 2010
La Biennale di Venezia

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Omaggio a Ismael Ivo

Il corpo è un documento dell'oggi

2010


CAPTURING EMOTIONS

 

È un nuovo inizio. Il terreno è pronto. Fai un respiro profondo e inala una buona quantità di aria. Trattienila per tre secondi. Preparati ad un’immersione immaginaria. Mentre espiri l’aria, rilassati e abbandona il corpo come se stessi per perdere l’equilibrio. Quando sei sul punto di cadere, fai un passo. E’ l’occasione per un nuovo inizio. Una sorta di risveglio.
Consideriamo la percezione interna del nostro corpo. È innegabilmente una componente importante della sensibilità contemporanea e corrisponde alla nostra condizione umana, fisica ed emotiva. Il pensiero sull’interiorità ha attraversato diverse fasi prima di diventare materia del pensiero psicanalitico. Nel corso di questo processo si è parlato di “contatto interno” (tactus intimus) a proposito di sensazioni e sentimenti frutto di un moto interiore, come il dolore e il piacere, che non venivano attribuiti ad un sistema sensoriale specifico, ma erano chiamati “passioni fisiche”. I nostri sensi interni sono la memoria e l’immaginazione e a questi corrispondono i sensi esterni della vista e dell’udito. Il corpo non è assolutamente dimenticato, anzi, è capace di modificare l’attività dell’anima e, a sua volta, di esserne modificato, generando una molteplicità di emozioni e sensazioni fisiche.
La danza è essenzialmente una disciplina visiva. Attraverso la danza l’immaginazione si risveglia e, se lasciata libera, crea una corrispondenza con lo spettatore o gli dona un’emozione fisica. La coreografia veicola visioni e i movimenti accendono la nostra capacità di interiorizzare ed esteriorizzare i desideri nascosti e di esprimere emozioni. È una comunicazione seduttiva che corrisponde alla fascinazione e che crea un momento di comunione con gli spettatori. Questo slancio magico è una sorta di afflato e di sensazione che si propaga da persona a persona inviando messaggi di amore, paura o vergogna. La danza è un laboratorio di emozioni umane e di immaginazione condivisa.
La recente scomparsa di due geni della danza, Pina Bausch e Merce Cunningham ci ha toccati molto profondamente. Le tendenze che costituiscono il panorama della danza oggi sono molteplici ma ugualmente “deboli”, tanto che la parola “movimento” non riesce ad esprimere una situazione così fluida. Occorre proporre un cambiamento dei criteri esistenti e una nuova ottica rispetto alle forme e ai contenuti della danza. Allo stesso tempo, la globalizzazione ha contribuito alla voglia di multiculturalità. Sicuramente la danza non è un fenomeno isolato e deve mettersi in contatto con il mondo esterno. Oltretutto la danza riflette i cambiamenti continui che la tecnologia e la comunicazione hanno portato nella nostra vita. Tutto questo materiale viene profondamente rielaborato dagli artisti in rapporto alla loro cultura, alle condizioni economiche e sociali, soggette a cambiamenti velocissimi, e al loro “habitat”. È dalla libera interazione con il mondo esterno che gli artisti cercano di generare nuove visioni e di provocare emozioni. Ma l’emozione è ancora considerata un tabù? Questa ricerca è parte di una domanda più ampia che permea la vita contemporanea.
Il programma di quest’anno presenta artisti che hanno utilizzato il loro “habitat” e lo hanno contaminato con la letteratura, il cinema e la fiction per raccontare storie. È come disegnare su una “tela bianca”.
Il Festival di quest’anno propone la ricognizione di un’ampia area geografica e offre due focus importanti con diversi artisti invitati dall’Australia e dal Canada, cui si aggiungono altre produzioni italiane e internazionali. I coreografi cercano la propria ispirazione liberandosi dalle regole per andare incontro al mondo esterno. In questo processo si può trovare non semplicemente la definizione di uno stile, ma anche una tavolozza di emozioni visive.

 

Ismael Ivo
dal catalogo del 7. Festival Internazionale di Danza Contemporanea

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