La scomparsa di Steve Paxton
Il ricordo della Biennale di Venezia.
La scomparsa di Steve Paxton
La Biennale di Venezia ricorda con grande stima e ammirazione il coreografo e danzatore Steve Paxton.
Steve Paxton ha fatto la storia della danza e delle arti in generale. Protagonista della rivoluzione artistica che ebbe il suo epicentro a New York negli anni 70 nell’ormai mitica Judson Church irradiando in tutto il mondo il post modern americano e la contact improvisation, Steve Paxton è figura immensa anche in forza di una ricerca inesausta condotta in maniera tanto appartata quanto con coerenza di stile e di vita.
Yvonne Rainer, compagna di viaggio al Judson come nel Grand Union, amava dire scherzando che lei aveva inventato la corsa e Paxton la camminata, e davvero molti dei primi lavori di Paxton - da Proxy del 1961, Transit del 1962, English del 1963 a Satisfyin’ Lover del 1967 – resero fondamentale l’atto di camminare.
Celebrato in tutto il mondo come autore di spettacoli seminali, fra cui spicca il capolavoro delle Goldberg Variations, Steve Paxton alla Biennale Danza aveva ricevuto il Leone d’Oro alla carriera nel 2014.
“Col suo procedere, Steve Paxton – recitava la motivazione - ha aperto ‘silenziosamente’ strade innovative a una ricerca che è sconfinata in tutte le arti. Il continuo reimparare e frequentare la semplicità del gesto, mai quotidiano ma comune, ci ha mostrato come l’uomo possa ampliare la sua percezione sul mondo”. In quell’occasione veniva presentata Bound: una successione di episodi, interpretati dal danzatore sloveno Jirij Konjar, a cui Paxton aveva passato il testimone sulla scena, ognuno dei quali rappresenta un microcosmo isolato, in un processo di accumulazione quasi numerica.
Il Presidente, il Direttore Generale, il Direttore del Settore Danza, il Consiglio d’amministrazione a nome della Biennale esprimono il cordoglio per la scomparsa di Steve Paxton.