Maria Martins è stata una scultrice brasiliana nota per la sua partecipazione al Surrealismo internazionale; il suo lavoro ha messo in discussione le idee sul femminile, sul Brasile e sui tropici. Nel 1945, ancora all’estero, l’artista abbandona una certa visualità facilmente associabile al Brasile. In quello stesso anno Martins definisce le proprie sculture “le mie dee e i miei mostri”, mentre continua a creare le proprie mitologie personali incentrate su figure femminili ibride, fantastiche o mostruose, in cui i temi dell’erotismo e del desiderio assumono ancor più evidenza. However (1948) – opera esemplare di quel periodo – raffigura una figura femminile con il corpo circondato da serpenti, uno che le stringe le gambe, l’altro che le comprime il petto e il seno. Sul volto, solo una bocca aperta che suggerisce un grido di dolore o di piacere. I serpenti – comunemente associati al femminile nell’opera di Martins – evocano una dinamica di dominio e di minaccia esterna o interna alle figure, che avviene tramite il riferimento a figure della mitologia greca, come Medusa, o amazzonica, come il Cobra Grande. Queste figure, tuttavia, non sono mai mostrate completamente “libere” e sembrano trarre la loro forza da questa dicotomia.
L’opera di Maria Martins è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
–Isabella Rjeille