La pratica di Manauara Clandestina comprende fotografia, video, performance, tessuti e moda; collabora di frequente con altri artisti e ha come soggetto principale la comunità dei travesti. Per la Biennale Arte 2024, l’artista presenta la seconda versione del video Migranta (2020-2023), incorporando nuovi elementi come recenti registrazioni del padre. In questo senso, si dovrebbe intendere il titolo come segno del processo di costruzione in corso dell’opera, nonché dell’identità e delle relazioni dell’artista. Il video alterna schermate del suo cellulare, spezzoni di telecamere di sicurezza, materiale d’archivio e filmati storici, utilizzando un’ampia gamma di tecnologie, dalle immagini ad alta risoluzione a quelle low-tech, che danno vita a diverse texture e qualità di rappresentazione. Per Clandestina, l’uso di immagini già pronte traspone nella sua pratica video il concetto di “upcycling” – in cui si utilizza materiale di scarto per creare nuovi abiti – mutuato dal mondo della moda. In termini narrativi, Building (2021-2024) raccoglie scene che ritraggono l’esplorazione della luna, edifici in crollo e l’artista stessa, oltre a racconti sul travestitismo, l’ecologia, le disuguaglianze economiche, il lavoro, la religione, la violenza, l’intimità e l’affetto, proponendo interconnessioni tra tutti questi temi.
L’opera di Manauara Clandestina è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Leandro Muniz