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La Biennale di Venezia

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Luca Massimo Barbero. Un Diavolo Amico

La mostra Luca Massimo Barbero. Un Diavolo Amico celebra l’arrivo dell’archivio di Luca Massimo Barbero all’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia.

L’archivio di Luca Massimo Barbero

L’archivio di Luca Massimo Barbero, critico, storico e curatore di arte moderna e contemporanea, approda all’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia. In l’occasione di questo evento, presso la sede di Ca’ Giustinian, La Biennale realizza la mostra dal titolo Luca Massimo Barbero. Un Diavolo Amico, inaugurata giovedì 16 novembre 2023, alle ore 12, e conclusasi domenica 30 giugno 2024.
L’archivio di Barbero si distingue per essere vivo e in continua espansione: si arricchirà di tutto quello che il suo titolare produrrà in futuro e che lui stesso continuerà a utilizzare. Sarà altresì un archivio propositivo, di spunto per iniziative dello stesso Archivio della Biennale.
Con l’intento di inventariare e valorizzare questa nuova acquisizione - accanto a Fondo Palazzo Grassi/FiatArchivio Premio OderzoFondo Luca RonconiFondo Lorenzo CapelliniArchivio Associazione Nuova Icona, Archivio Enzo De Martino, e dopo l’accordo con la Fondazione Luigi Nono - La Biennale conferma la visione dell’Archivio Storico: ospitare archivi e fondi, anche di terzi, che affrontano e si misurano con i temi legati alle arti contemporanee. Attraverso queste azioni l’Archivio Storico della Biennale di Venezia/Centro Internazionale della Ricerca sulle Arti Contemporanee, con la nuova sede in corso di realizzazione all’Arsenale, intende ampliare la sua missione come luogo sempre più aperto, vitale e generativo, volto ad attivare nuove opportunità di ricerca, oltre a valorizzare lasciti di artisti, conservandoli e mettendoli a disposizione di giovani studenti e appassionati ricercatori.
 

Dichiarazioni

Il gesto di Luca Massimo Barbero nelle parole di Roberto Cicutto, Presidente della Biennale di Venezia dal 2020 al 2024: “Per definire questa scelta di Luca Massimo Barbero utilizzo la parola ‘gesto’ nella sua accezione semantica più ampia (movimento, espressione di un sentimento, atto motivato da ragioni profonde) perché sconfigge in maniera chiara la concezione di un archivio a cui si lascia qualcosa perché venga solo conservata. In questo caso, si lascia qualcosa affinché aumenti la sua capacità respiratoria e cresca in un contesto che può valorizzarlo rendendolo fruibile al più largo pubblico possibile.”
“Ringrazio Luca Massimo Barbero per la fiducia riposta nella Biennale, la quale, nel corso degli anni, si è dotata di una settima arte, ‘l’arte della connessione’, grazie alla ricchezza dei suoi fondi storici e all’acquisizione di archivi contemporanei in continuo divenire, attraverso l’attività incessante dei loro creatori.”
“Sono grato e onorato che La Biennale di Venezia abbia accolto il mio archivio - dichiara Luca Massimo Barbero. “Considero gli archivi una culla e devo molto alle mie radici alla Biennale di Venezia, che sento come un cantiere vitale dell’arte contemporanea. Sin da studente è stato un luogo unico che ha dato a molti di noi la possibilità di studiare e conoscere, come amo dire, 'viaggiando senza spostarsi'. Sono felicissimo di questa opportunità, perché mi permette di restituire e condividere il mio immaginario, dal cinema all’arte e alla fotografia, che ha preso forma all’interno di quello stesso archivio. In questo momento storico, in cui la memoria si sta accorciando, consegnare alla Biennale materiali ancorati al presente e mettere a disposizione degli studiosi documenti che possono essere consultati nella loro versione originale assume una dimensione vitale.”
Il ‘Diavolo’ del titolo della mostra Luca Massimo Barbero. Un Diavolo Amico è ispirato al disegno di Tancredi, straordinario e inafferrabile artista, che è la chiave del rapporto di Barbero con Venezia. “Condividere questo disegno con l’Archivio della Biennale significa anche – spiega Barbero - far rivivere tutto in un ossimoro: un demone amico che comporta una dannazione felice, ovvero la storia dell’arte e la “curiosità” che ti possiede. Le immagini sono una storia viva!”

La mostra

La mostra, introdotta da un testo di Nicolas Ballario (giornalista ed esperto di arte contemporanea applicata ai media), presenta una prima tranche di materiali dall’archivio di Luca Massimo Barbero, esposti a rotazione nei mesi successivi in una sorta di carotaggio volto a rivelare i numerosi aspetti della sua personalità e del suo metodo di studio e curatela. Disegni, fotografie, appunti estratti dai quaderni di bozzetti, storyboard, cataloghi, oggetti, tutti materiali che testimoniano la quarantennale pratica curatoriale, che contraddistingue internazionalmente il suo percorso professionale.
Le pareti del Portego di Ca’ Giustinian ospitano una collezione di fotografie storiche di Cameraphoto che ritraggono episodi della Biennale di Venezia dal 1948 al 1981: una raccolta di immagini che riassume l’abbecedario della formazione di Barbero e testimonia il legame con l’istituzione veneziana attraverso la sua ampia fototeca.
Le due sale alle estremità del Portego espongono il suo metodo e la sua pratica curatoriale. Barbero, nella cura quasi ossessiva di ogni particolare, nelle mostre e nell’editoria, condivide la sua 'originalità' che oggi lo fa considerare tra le figure autorevoli del panorama storico artistico. La prima sala presenta diverse mostre passate, da quella dedicata a Peter Greenaway al Museo Fortuny nel 1993, a un mosaico di immagini e materiali relativi alle installazioni di opere di artisti quali Lucio Fontana, Carla Accardi, Anthony Gormley, Shirin Neshat, Tomas Saraceno e Arcangelo Sassolino, organizzate dagli anni ’90 fino ad oggi al Moderna Museet di Stoccolma, al Macro di Roma, al Guggenheim Museum di New York, alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia e al Kunsthaus di Zurigo.
La sala che da sempre viene chiamata ‘spazio bimbi’ presenta un mondo noto a pochi. Mostra un uomo che la critica ha definito “lo storico dell’arte cacciatore di immagini”: una selezione di schizzi e disegni, testi e lezioni dell’attività didattica alla Scuola Holden di Torino; un Barbero inedito, fotografo della nazionale di lotta greco-romana; ritratti da un progetto fotografico durato un decennio, intitolato Candidi come colombe astuti come serpenti. Su tutto affiora il rapporto intimo con la fotografia e le immagini, praticato sin da adolescente e affinato negli anni in un metodo che è diventato indispensabile anche per il suo lavoro di storico dell’arte. “Tutti questi materiali – ha detto Barbero - risuoneranno nella loro vicinanza al presente in un luogo aperto a tutti, in contatto con i giovani che possono studiarli e familiarizzarci e, chissà, alcuni studenti potrebbero anche diventare studiosi un giorno.”

Foglio di sala

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