Relazione di Riccardo Viale
Con un commento di Benedetto Camerana
Introduce Roberto Cicutto
Modera Debora Rossi
Behavioral City©. Connecting Minds, Spaces and Policies
Mercoledì 22 novembre, dalle 15 alle 18, presso la Biblioteca della Biennale.
Behavioral City. Connecting Minds, Spaces and Policies
La Biennale di Venezia organizza mercoledì 22 novembre, dalle ore 15 alle ore 18 alla Biblioteca ASAC dei Giardini, l’incontro dal titolo Behavioral City. Connecting Minds, Spaces and Policies, volto ad approfondire e definire il concetto di Behavioral City© come risultato dell’integrazione tra governo ed urbanistica comportamentale.
L’incontro, introdotto dal Presidente della Biennale, Roberto Cicutto, prevede la relazione del Professor Riccardo Viale (Herbert Simon Society; Università Bicocca di Milano e LUISS di Roma), ideatore del concetto Behavioral City©, con un commento dell’Architetto Benedetto Camerana (Camerana & Partners). Modera l’Avvocato Debora Rossi (responsabile dell’Archivio Storico della Biennale di Venezia).
Behavioral City©
Il ruolo delle scienze cognitive nel design, nell'architettura e nell'urbanistica si è enormemente sviluppato negli ultimi dieci anni: l'architettura e l'urbanistica comportamentale sono concetti recenti che esprimono questa evoluzione. Il nudging (far compiere azioni senza imporle, ma creando al contrario le condizioni adatte per influenzare le persone) e le intuizioni comportamentali per l'elaborazione delle politiche cittadine stanno attirando l’attenzione delle comunità accademiche e dei policymaker. La progettazione dei servizi pubblici si basa sempre più sulla scelta di un’architettura comportamentale e sul come motivare le persone verso nuove azioni collettive.
Behavioral City© ha l’obbiettivo di definire le principali caratteristiche di questo concetto emergente attraverso la convergenza di due approcci:
- Behavioral urbanism (BU) cioè l’urbanesimo comportamentale (Clovis, 1977), campo di studio interdisciplinare focalizzato sull'interazione tra l'uomo e l'ambiente urbano costruito, che studia gli effetti sociali, i fattori cognitivi ed emotivi del comportamento degli individui;
- Behavioral Public Policy (BPP) l’approccio comportamentale alle politiche pubbliche (Thaler and Sunstein, 2008; Oliver, 2017; Viale, 2018, 2022; Viale & Macchi, 2021) che usa gli strumenti delle scienze cognitive e dell’economia comportamentale per poter capire come cambiare il comportamento del cittadino verso obbiettivi di benessere individuale e collettivo.
Il divario che esiste fra questi due metodi limita i behavioral insights (BI) cioè le analisi comportamentali che sono sviluppati da entrambi. Il Behavioral urbanism è applicato alla pianificazione urbana della città già decisa dal policymaker. La sua funzione è quella di studiare gli effetti comportamentali di una struttura urbana decisa secondo variabili non di tipo comportamentale; il piano urbanistico di una città viene infatti disegnato secondo criteri di carattere ingegneristico e in base a negoziazioni di tipo politico ed economico. Non esiste in genere una valutazione sugli effetti della morfologia urbana sul cambiamento comportamentale dei cittadini per perseguire il loro benessere. Il Behavioral Public Policy è invece un approccio nuovo che finora non ha mai focalizzato la sua attenzione sulla pianificazione urbana. Esso si è occupato di una serie di servizi pubblici come quelli sportivi, educativi, della salute, del tempo libero, della inclusione sociale, della mobilità, del risparmio energetico e della protezione dell’ambiente, che hanno, però, una evidente ricaduta sul disegno spaziale della città.
Fino ad oggi l’integrazione delle due dimensioni non è mai avvenuta, né dal punto di vista pratico né concettuale. Behavioral City© si pone in tal senso l’obiettivo di proporre, attraverso lo studio del comportamento umano, una visione integrata dei servizi pubblici, del progetto urbano ed architettonico per un benessere umano migliore.