Ahmed Umar vive in Norvegia e mette in scena le proprie radici sudanesi plasmate da un’infanzia alla Mecca, incarnando storie queer di migrazione musulmana. Talitin, The Third (2023) mette in scena una danza nuziale sudanese, tradizionale apice di una settimana di celebrazioni. Umar interpreta la sposa che deve esibire la propria bellezza e ricchezza e nel contempo coreografa il percorso degli sposi dal corteggiamento in poi. Talitin, ovvero “terzo” in arabo, allude a un insulto locale – essere “il terzo delle ragazze” – diretto ai ragazzi interessati alle cosiddette attività femminili. Attraverso gli abiti, i tessuti e le trecce, l’artista si riappropria di una pratica delle donne della sua famiglia, a cui ha assistito in prima persona fino all’esclusione una volta raggiunta la pubertà. Le canzoni sono un elogio alla famiglia della sposa e anche il paesaggio sonoro in cui mostra la sua nuova floridezza. Per la performance, Umar ha aumentato il consumo di cioccolato norvegese per ingrandire la propria silhouette. I gioielli esposti provengono dal Cairo, una città fondamentale nella pratica di Umar e il proprio diasporico accesso all’odierno Sudan in fermento.
L’opera di Ahmed Umar è presente per la prima volta alla Biennale Arte.
—Daniel Rey