Il cinema prossimo venturo
A nessun appuntamento festivaliero, che lo si ritenga un osservatorio privilegiato o di più modesto valore, si può chiedere di dare risposte a interrogativi assai complessi come quelli che riguardano il futuro del cinema prossimo venturo. Al massimo, si può pretendere che fornisca qualche esempio degli orientamenti diversi che ispirano la produzione cinematografica nelle varie parti del mondo, quanto meno di quelle raggiunte dal lavoro di perlustrazione dei selezionatori. E poiché a saltare per prime sembrano essere state le gerarchie di valori fin qui operanti, e il vecchio apparato categoriale che consisteva in “bello e brutto, destra e sinistra, alto e basso, forte e debole”, non resta che puntare a una nuova concezione del sentire che si ponga in sintonia con i tempi. Non più dunque una definizione rigida e univoca di che cosa è cinema e cosa non lo è - ammesso che sia mai stato così: già André Bazin si era schierato dalla parte di un cinema impuro in contrapposizione all’algido rigore dei puristi (ed erano solo gli anni Cinquanta) -, ma una libera e avventurosa disponibilità a mettersi in mare senza necessariamente conoscere la meta del viaggio. Mi sembra questa la metafora più efficace per evocare lo spirito che ci ha guidato nella composizione di questo programma. Il rischio che abbiamo consapevolmente corso è quello di sembrare privi di bussola, o asserviti ad una concezione indulgente del cinema. Potrebbe invece essere il modo più consono per interrogare un cinema che agli occhi di molti appare pericolosamente smarrito, o rischiosamente minacciato dall’accerchiamento soverchiante degli altri media che condividono con esso l’esistenza all’interno della galassia della comunicazione integrata. E tuttavia, nonostante alcuni indicatori che sembrano convergere verso una visione distopica del futuro, vien voglia di affermare con forza che non di minaccia di estinzione si tratta, bensì di un processo di cambiamento in fieri tra i più radicali della sua pur breve esistenza, al termine del quale lo ritroveremo diverso da quello che abbiamo conosciuto e amato sinora, ma pur sempre vivo e vitale, portatore di istanze e linguaggi e forme nuove alle quali finiremo con l’abituarci con la rapidità che contraddistingue la nostra epoca.