“Opera ardita e sperimentale in cui Skolimowski attraverso una forma filmica refrattaria a qualsiasi etichetta o classificazione intende raccontare un disagio generazionale, un lancinante senso di inquietudine dinnanzi a una realtà che appare immutabile. Le vecchie generazioni ciniche ed egoiste hanno condannato le nuove a una società patriarcale e spenta che il cineasta polacco (qui alla sua terza regia) intende esorcizzare attraverso l’estro creativo, rivendicando una vitalità che si esprime tramite la cinefilia (con omaggi evidenti a Fellini e alla Nouvelle Vague francese), l’invenzione visiva e la capacità di sdrammatizzare con ironia sagace e pungente. Un vero e proprio incubo a occhi aperti, stimolante e sorprendente, esempio tra i migliori di un cinema capace di andare oltre gli schemi prestabiliti, anticonvenzionale senza mai essere autoreferenziale o cervellotico esercizio di stile”. (LongTake.it)