“Dopo un avvio di commedia leggera dai dialoghi spiritosi, Eustache ne fa un dramma da camera in cui, a cinepresa immobile e in lunghi piani sequenza, i personaggi esprimono i loro sentimenti, il malessere, la difficile ricerca di una nuova morale”. (Morando Morandini)
“È talmente scontato considerare La maman et la putain un fedele ritratto delle abitudini affettive scaturite dal Maggio ’68, che spesso si dimentica quanto dietro a quest’opera di culto si nasconda un grande film fantastico. Parigi è descritta come un luogo da incubo: è impossibile per i personaggi riuscire ad allontanarsi, a staccarsi gli uni dagli altri. La ville lumière divora le proprie creature, come suggeriscono le numerose aperture a iride prese in prestito dal cinema muto, o le lente dissolvenze in chiusura che assorbono e soffocano la luce (…): Non sorprende, dunque, che La maman et la putain sia il racconto di un atto di vampirizzazione, quello che Véronika opera nei confronti di Alexandre. Sostituendo una donna bella come la notte, tutta artifici e manie, a quella bella come il giorno, che lo ha abbandonato, il giovane non sa che si sta offrendo corpo e anima al vampiro”. (Jean Douchet)