“L’esordio alla regia del cineasta cinese è una rilettura impetuosamente libera del capolavoro scorsesiano Mean Streets, inserita in un sistema culturale dislocato e interpretata con una sensibilità pienamente postmoderna. Lo spostamento geografico e cronologico produce una violenta deformazione estetica: il sulfureo iperrealismo della pellicola di Scorsese si tende, assottigliandosi, in superfici iconiche tiratissime, sul punto di lacerarsi. Schermi fosforescenti, lastre riflettenti, bagliori artificiali: un universo privo di profondità, vitreo, dove la luce artificiale pulsa, guizza, rimbalza senza posa. La materia narrativa è sottoposta ad un’analoga tensione tematica: Wong travasa la crepitante componente religiosa in quella mélo, descrivendo il rapporto sentimentale tra Wah (Andy Lau) e Ngor (Maggie Cheung) come potenzialmente salvifico e investendolo così di una purezza abbacinante. Il voltaggio emotivo che ne deriva è elevatissimo”. (Alessandro Baratti)