La Mostra Internazionale
La Mostra REPORTING FROM THE FRONT si snoda in un unico percorso espositivo dal Padiglione Centrale (Giardini) all’Arsenale, includendo 88 partecipanti provenienti da 37 paesi. Di questi 50 sono presenti per la prima volta, e 33sono gli architetti under 40.
«La signora sulla scala che, salendo sui gradini più alti, può scrutare un più vasto orizzonte e, così facendo, conquista un suo “expanded eye”, annuncia la 15. Biennale Architettura curata da Alejandro Aravena. È un’immagine che ci è subito piaciuta - dichiara il Presidente Paolo Baratta - anche perché un po’ rappresenta la Biennale tutta, le nostre attitudini, le nostre finalità.»
«Che cosa vede davvero la signora? Credo soprattutto – riflette Baratta - un suolo desolato fatto di immense zone abitate dall’uomo delle quali l’uomo non può certo andare orgoglioso, realizzazioni molto deludenti che rappresentano un triste infinito numero di occasioni mancate per l’intelligenza e l’azione della civiltà umana. Molte realtà tragiche, altre banali che sembrano segnare la scomparsa dell’architettura. Ma vede anche segni di capacità creativa e risultati che inducono a speranza, e li vede nel presente, non nell’incerto futuro delle speranze e dell’ideologia.»
«È un segno di ottimismo? Abbiamo lamentato più volte, aprendo le scorse Biennali – rammenta il Presidente - che il tempo presente sembrava caratterizzarsi per un crescente scollamento tra architettura e società civile. In diverso modo le passate Biennali se ne sono occupate. Con questa Biennale vogliamo indagare in modo più esplicito se e dove vi sono fenomeni che mostrino una tendenza contraria di rinnovamento; si va alla ricerca di messaggi incoraggianti.»
«L’architettura in azione come strumento della vita sociale e politica, dove ci si chiede di coniugare a un più alto livello l’agire privato e le pubbliche conseguenze.»
«Presentare l’architettura in azione è anche una risposta alla permanente domanda che La Biennale si pone. Cos’è una mostra di architettura? – si chiede Baratta. E cosa deve essere una Biennale di Architettura? Nella Biennale Arte, di cui quella di Architettura è figlia, le opere sono qui, di fronte al visitatore; per la mostra di Architettura le opere sono altrove. Che cosa deve rappresentarsi qui? È di fatto una ricerca continua. Dobbiamo evitare di fare un doppione di una rivista, di imitare un congresso o un saggio critico, di creare un luogo solo per addetti, e quindi una mostra per soli architetti, dobbiamo evitare di essere condiscendenti con la possibile tentazione degli architetti di presentarsi come artisti.»
«Dobbiamo parlare al pubblico, a tutti i possibili agenti responsabili delle decisioni e delle azioni con le quali si realizza lo spazio del nostro vivere singolarmente e come comunità. Se l’Architettura è la più politica delle arti – conclude il Presidente - la Biennale di Architettura non può che riconoscerlo.»
«Durante un suo viaggio in America del Sud – racconta Alejandro Aravena - Bruce Chatwin incontrò un’anziana signora che camminava nel deserto trasportando una scala di alluminio sulle spalle. Era l’archeologa tedesca Maria Reiche, che studiava le linee di Nazca. A guardarle stando con i piedi appoggiati al suolo, le pietre non avevano alcun senso, sembravano soltanto banali sassi. Ma dall’alto della scala, le pietre si trasformavano in uccelli, giaguari, alberi o fiori.»
Aravena auspica così che la 15. Mostra Internazionale di Architettura offra «un nuovo punto di vista, come quello che Maria Reiche aveva dall’alto della scala. Di fronte alla complessità e alla varietà delle sfide che l’architettura deve affrontare, REPORTING FROM THE FRONT si propone di ascoltare coloro che sono stati capaci di una prospettiva più ampia, e di conseguenza sono in grado di condividere conoscenza ed esperienze, inventiva e pertinenza con chi tra noi rimane con i piedi appoggiati al suolo.»
«L’architettura si occupa di dare forma ai luoghi in cui viviamo. Non è più complicato, né più semplice di così. Questi spazi comprendono case, scuole, uffici, negozi e aree commerciali in genere, musei, palazzi ed edifici istituzionali, fermate dell’autobus, stazioni della metropolitana, piazze, parchi, strade (alberate o no), marciapiedi, parcheggi e l’intera serie di programmi e parti che costituiscono il nostro ambiente costruito.»
«La forma di questi luoghi, però, non è definita soltanto dalla tendenza estetica del momento o dal talento di un particolare architetto. Essi sono la conseguenza di regole, interessi, economie e politiche, o forse anche della mancanza di coordinamento, dell’indifferenza e della semplice casualità. Le forme che assumono possono migliorare o rovinare la vita delle persone. La difficoltà delle condizioni (insufficienza di mezzi, vincoli molto restrittivi, necessità di ogni tipo) è una costante minaccia a un risultato di qualità. Le forze in gioco non intervengono necessariamente a favore: l’avidità e la frenesia del capitale, o l’ottusità e il conservatorismo del sistema burocratico, tendono a produrre luoghi banali, mediocri, noiosi. Ancora molte battaglie devono essere dunque vinte per migliorare la qualità dell’ambiente costruito e, di conseguenza, quella della vita delle persone.»
«Inoltre, il concetto di qualità della vita si estende dai bisogni fisici primari alle dimensioni più astratte della condizione umana. Ne consegue che migliorare la qualità dell’ambiente edificato è una sfida che va combattuta su molti fronti, dal garantire standard di vita pratici e concreti all’interpretare e realizzare desideri umani, dal rispettare il singolo individuo al prendersi cura del bene comune, dall’accogliere lo svolgimento delle attività quotidiane al favorire l’espansione delle frontiere della civilizzazione.»
«La nostra proposta curatoriale è duplice: da una parte, vorremmo ampliare la gamma delle tematiche cui ci si aspetta che l’architettura debba fornire delle risposte, aggiungendo alle dimensioni artistiche e culturali che già appartengono al nostro ambito, quelle sociali, politiche, economiche e ambientali. Dall’altra, vorremmo evidenziare il fatto che l’architettura è chiamata a rispondere a più di una dimensione alla volta, integrando più settori invece di scegliere uno o l’altro.»
«REPORTING FROM THE FRONT riguarderà la condivisione con un pubblico più ampio dell’opera delle persone che scrutano l’orizzonte alla ricerca di nuovi campi di azione, offrendo esempi in cui più dimensioni vengono sintetizzate, integrando il pragmatico con l’esistenziale, la pertinenza con l’audacia, la creatività con il buonsenso. Questi sono i fronti da cui vorremmo che vari professionisti ci dessero notizie, condividendo storie di successo e casi esemplari in cui l’architettura ha fatto, fa e farà la differenza.»