Pur ricorrendo a elementi di scrittura e performance, la pratica di Jimmie Durham si traduce soprattutto in sculture nelle quali oggetti quotidiani e materiali naturali sono assemblati in forme vivide. Il processo di produzione, che Durham definisce una “combinazione illegale con oggetti rifiutati”, può essere considerato un’incarnazione dell’atteggiamento sovversivo che pervade il lavoro dell’artista. Con la serie scultorea che rappresenta i mammiferi più grandi d’Europa, Durham vuole ricordare gli esseri non-umani con cui condivide il continente in cui ha abitato per oltre vent’anni.
Ciascuna scultura, esposta all'Arsenale, modellata combinando parti di mobilio a materiali industriali lucidi e vestiti usati, presenta dimensioni prossime a quelle dell’animale a cui è intitolata ma le forme ottenute, più che restituire un ritratto di questi esseri, sono piuttosto grovigli poetici che sfidano il tradizionale concetto illuminista di separazione tra uomo e natura.
Nel Padiglione Centrale viene esposta Black Serpentine: una lastra di serpentinite nera circondata da una struttura di acciaio inossidabile, una massa da mezza tonnellata di solidità implacabile e sprezzante.