Definendosi un ‘orecchio privato’, Lawrence Abu Hamdan si concentra sulle politiche dell’ascolto, sull’impatto legale e religioso del suono, sulla voce umana e sul silenzio. La sua pratica è nata dall’esperienza nell’ambito della musica autoprodotta, ma attualmente comprende video, installazioni audiovisive e saggi sonori dal vivo, espressione che l’artista preferisce a lecture performance poiché rispecchia meglio l’intreccio tra voce e contenuto, tra un discorso e le condizioni in cui viene pronunciato. Nelle sue opere tratta la voce umana come un materiale politicizzato, di cui i governi e le aziende che si occupano di dati possono facilmente appropriarsi.