Durante la Repubblica di Weimar, Lavinia Schulz incarna il modello di un nuovo tipo di danzatrice. Considerata un’espressione accessibile per le donne dell’epoca, la danza diviene presto parte del repertorio della vita moderna. Insieme al marito e collega Walter Holdt, tra il 1919 e il 1924 porta in scena ad Amburgo la danza espressionista con uno stile che si esprime attraverso l’atto di “strisciare, scalpitare, accovacciarsi, rannicchiarsi, inginocchiarsi, inarcarsi, camminare a grandi passi, balzare e saltare con effetti diagonali e spiraliformi”1. Schulz e Holdt creano una serie di costumi fantastici e futuristici che trasformano i danzatori in opere d’arte ibride. A differenza di quelli realizzati da Oskar Schlemmer e Xanti Schawinsky per la Bauhaus, i costumi della coppia sono ispirati alla natura e al regno animale. Maskenfigur “Toboggan Mann” (1924), per esempio, è uno stravagante costume realizzato con tessuto a variopinte geometrie, completato da una grande maschera che ricorda la testa di un insetto, mentre la fumettistica opera informe Tanzmaske “Technik” (1924) presenta un paio di occhi posticci che sporgono dalla faccia triangolare. Nel 1980, il Museum für Kunst und Gewerbe Hamburg ha ritrovato nella sua collezione i costumi originali e una serie di fotografie scattate da Minya Diez-Dührkoop che rivelano quanto l’opera di Schulz rappresenti una testimonianza significativa della straordinaria creatività e maestria della cultura della danza durante la Repubblica di Weimar.
Madeline Weisburg