Agnès Waruguru lega sempre le proprie opere alla pittura e al rapporto di questa con il design, il ricamo, la scultura e l’installazione tramite idee di appartenenza geografica, tempo e transitorietà. L’artista espone dipinti in formato tradizionale e un’installazione che contiene materiali organici, stabilendo una relazione tra la propria ricerca e il libro Vagabonds! (2022) della scrittrice nigeriana Eloghosa Osunde. Il volume ruota in parte attorno ai rapporti tra vita spirituale e quotidiana nelle grandi città, tra ciò che è visibile e invisibile. Mentre i personaggi si spostano tra mondi e situazioni diverse, l’artista invita chi osserva a muoversi intorno alla sua opera, a stabilire relazioni con questa narrazione letteraria e con i legami tra organico e industriale, o tra tempo e spazio. Dietro gesti e forme apparentemente astratte e formalmente minimaliste, l’artista ci porta silenziosamente a riflettere sullo scorrere del tempo e sul possibile futuro di alcuni di questi materiali. A quali ecosistemi appartengono? Quali di questi materiali, visti nel contesto della Biennale, possono essere considerati “stranieri”? In che modo possono essere associati alla vita e alla morte?
L’opera di Agnes Waruguru è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Raphael Fonseca