Kang Seung Lee tratta diversi linguaggi artistici, fra cui il disegno, il ricamo, l’installazione e l’appropriazione di materiali e oggetti organici. Il suo lavoro comporta lunghi periodi di ricerca, non solo a fine documentario ma anche con l’integrazione di elementi immaginifici. L’opera di Lee è un’installazione basata sulle molteplici possibilità narrative e iconografiche di figure artistiche come Goh Choo San, Tseng Kwong Chi, Martin Wong, José Leonilson e Joon-soo Oh, insieme ad altri artisti deceduti a causa di complicazioni dovute all’AIDS. Nell’ambiente creato dall’artista, lo spettatore è in grado di riconfigurare le narrazioni queer in modo transnazionale e trans-storico. Disegni, ricami con linee placcate oro a 24 carati, oggetti appesi al soffitto e altri elementi installati alle pareti permettono a chi osserva di attraversare narrazioni che rendono omaggio, in modo anti-monumentale, a personaggi fondamentali per la cultura queer. Com’è possibile ritrovare la storia micro e quella macro all’interno di una stessa installazione? Lee preferisce una visione pluralistica della storia a una narrazione enciclopedica.
L’opera di Kang Seung Lee è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Raphael Fonseca