fbpx Biennale Arte 2024 | Paesi Bassi
La Biennale di Venezia

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Paesi Bassi

The International Celebration of Blasphemy and The Sacred


  • MAR - DOM
    20/04 > 30/09
    11.00 - 19.00

    01/10 > 24/11
    10.00 - 18.00
  • Giardini
  • Ingresso con biglietto

Commissario: Mondriaan Fund
Curatore: Hicham Khalidi in collaborazione con Renzo Martens
Espositori: Cercle d’Art des Travailleurs de Plantation Congolaise (CATPC): Djonga Bismar, Alphonse Bukumba, Irène Kanga, Muyaka Kapasa, Matthieu Kasiama, Jean Kawata, Huguette Kilembi, Mbuku Kimpala, Athanas Kindendi, ⁠Felicien Kisiata, Charles Leba, Philomène Lembusa, Richard Leta, Jérémie Mabiala, Plamedi Makongote, Blaise Mandefu, Daniel Manenga, Mira Meya, Emery Muhamba, Tantine Mukundu, Olele Mulela, Daniel Muvunzi, René Ngongo, Alvers Tamasala, Ced’art Tamasala.
Sede: Giardini

Descrizione

Il Cercle d’Art des Travailleurs de Plantation Congolaise (CATPC) è un collettivo di artisti congolesi che lavorano nelle piantagioni. Ha sede a Lusanga, nel cuore della Repubblica Democratica del Congo, in una piantagione un tempo appartenuta alla multinazionale Unilever. Il CATPC ritiene che tali aziende siano responsabili dello sfruttamento delle loro foreste e società, causando una povertà estrema e distruggendo la biodiversità.
Dal 2014, grazie alla creazione e alla vendita di opere d’arte all’estero, il CATPC ha riacquistato le proprie terre e le ha trasformate in sistemi agroforestali.
Il CATPC sostiene che le istituzioni d’arte debbano prendere atto che le stesse aziende che hanno sfruttato il lavoro nelle piantagioni finanziano i loro edifici e i loro programmi. Ecco perché nel 2017, insieme all’artista olandese Renzo Martens, ha aperto il centro d’arte White Cube, proprio nel luogo d’origine della ricchezza che ha finanziato “cubi bianchi” in tutto il mondo.
Per la Biennale Arte 2024 il CATPC propone nuove sculture sia nel padiglione olandese sia nel White Cube. Il padiglione olandese presenta anche il film-performance The Judgement of the White Cube, e la scultura Balot, realizzata nel 1931, svolge un ruolo centrale in entrambe le mostre come ponte tra passato e presente.


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