Grazie all’apertura fisica e concettuale della Casa di Reclusione Femminile di Venezia-Giudecca, dove si parlerà di arte, di poesia, di umanità e del prendersi cura, il padiglione della Santa Sede presenta a Venezia una realtà inedita.
Il titolo Con i miei occhi è tratto da un frammento di poesia che riprende un antico testo sacro e una poesia elisabettiana. “Non ti amo con i miei occhi” (Shakespeare, Sonetto 141) risuona con i versetti 42.5 del Libro di Giobbe “I miei occhi ti hanno veduto”. Una dissolvenza incrociata, che sfuma in un’azione dove il vedere è sinonimo di toccare con lo sguardo, di abbracciare con l’occhio, di far dialogare la vista e la percezione.
Nel Padiglione tutto è frutto di un’energia che sfida le convenzioni artistiche e quelle carcerarie, dove progetti pragmatici si intrecciano con la creatività di mondi solitamente paralleli, stranieri l’uno all’altro, in linea con l’urgenza del dialogo poliedrico proposto da papa Francesco.
Parole e immagini si fondono grazie alle detenute, agli artisti e ai poeti che contribuiscono alla narrazione artistica e storica del luogo, dove la visita al padiglione è un percorso guidato dalle detenute-conferenziere. Questo progetto apre prospettive inedite sulle dinamiche sociali e artistiche, sfidando pregiudizi e convenzioni, riflettendo sulle strutture di potere nell’arte e nelle istituzioni.