fbpx Biennale Cinema 2022 | Intervento di Alberto Barbera
La Biennale di Venezia

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Intervento di

Alberto Barbera

Direttore della 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica

Il tempo incalza

Viaggiare è per definizione sia un avvicinamento
che un allontanamento […] Mi chiedo se il senso del viaggio
non sia in fondo più nel tornare, dopo aver preso le distanze
per vedere meglio, o semplicemente per potere vedere.

Wim Wenders, L’atto di vedere

 

La consueta domanda – che riaffiora a ogni rinnovato appuntamento festivaliero – su dove stia andando il cinema non trova questa volta risposte semplici né scontate. Non sembra in grado di dare responsi l’industria del cinema, lacerata al proprio interno da soggetti contrapposti e perlopiù arroccati su posizioni di difesa corporativistiche. Non ne vengono a capo neppure i critici, non incerti tra apocalittici e integrati come si diceva un tempo, ma fra scettici delusi e ottimisti ad oltranza sul futuro di un’arte in troppo rapida trasformazione. Sembrano poco interessati a cercare una risposta anche gli artisti, preoccupati soprattutto di intercettare le tante risorse economiche da far impallidire persino il ricordo dell’epoca d’oro del cinema, per cimentarsi nella realizzazione di quanti più film possibile. A scapito, spesso, della qualità che non può non risentire della fretta, dell’accorciamento dei tempi di ripresa e produzione, del mancato sviluppo di sceneggiature che avrebbero bisogno di molta più cura per risultare adeguate e soddisfacenti. Ma il tempo incalza, le piattaforme premono per nuovi contenuti, anche quei pochi Paesi ancora privi di tradizione cinematografica si affrettano a dotarsi di organismi e strutture destinate a favorirne lo sviluppo, il dibattito di corto respiro sulle cosiddette ‘finestre’ e la prevalenza degli algoritmi lascia il tempo che trova, mentre la maggior parte dei titoli che aspirano a una distribuzione in sala sono sospesi nel limbo di un’attesa spesso destinata a durare per sempre.

Un momento tormentato

Però i festival sono sempre più frequentati, e l’ansia di conquistare un posto al sole nell’agone da sempre temuto e rispettato, sembra indicare un futuro tutt’altro che privo di aspettative e risonanze. Come non dare ragione a Francis Coppola che a ottantadue anni compiuti esprime una fiducia illimitata in un domani del cinema e nella sopravvivenza delle sale, dove il responso del pubblico regge la sfida del tempo sin dai tempi di Eschilo, Sofocle ed Euripide? La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che si appresta a celebrare i novant’ anni dalla sua prima edizione – la quale si svolse, lo ricordiamo, dal 6 al 21 agosto 1932 – è il riflesso di questo momento tormentato, percorso da tensioni di ogni tipo, sottoposto a una trasformazione in atto di cui si percepiscono le dimensioni telluriche ma di cui non è concesso di vedere il punto di approdo finale. Ammesso che ne esista uno, in un mondo sempre più fluido e soggetto a cambiamenti repentini e imprevedibili.

Colmare la distanza

In un programma più vario del consueto, dove autori affermati trovano posto accanto a registi in cerca di conferme e, soprattutto, a esordienti di talento che ambiscono a un riconoscimento internazionale, prevale tuttora la sensazione che “il cinema voglia ancora cercare di confrontarsi col pensiero, con grandi temi e grandi interrogativi e con le relazioni profonde che legano gli individui tra loro, la forza dei sentimenti e della memoria e la capacità di spingere lo sguardo anche oltre l’orizzonte del presente”. Prendiamo a prestito le parole di Gian Piero Brunetta, estrapolate dall’opera monumentale che ricostruisce la storia della Mostra del Cinema, nel volume coedito per l’occasione da Marsilio e La Biennale di Venezia. Mille e duecento pagine che si leggono come un grande romanzo d’avventure, intrecciate (queste ultime) con le vicende politiche, sociali e di costume che hanno segnato l’Italia in questi nove decenni. Un regalo magnifico per un traguardo significativo, un viatico considerevole per un viaggio destinato a proseguire ben al di là di questa edizione. Che non ambisce a essere ecumenica e tranquillizzante, ma interrogatoria e discutibile. Dice Nicola Lagioia che la letteratura ha una straordinaria capacità di “colmare la distanza (a volte enorme) che ci separa da noi stessi”. Sostituite la parola cinema a letteratura, e scoprirete che funziona ancora perfettamente. La Mostra del Cinema di Venezia è anche questo: l’invito a un viaggio sorprendente, al termine del quale forse non saremo più gli stessi di prima.

Biennale Cinema
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