Una combattente dalle chiome punk sovrumane, una mutante androgina in volo, un fulmine muscolare extreterrestre, una iper-creatura guizzante negli inconfondibili barrel jump, piroette orizzontali al calor bianco, una semidea di bravura frenetica: così seduceva il popolo del rock e quello della danza Louise Lecavalier (Montréal, 1958) dominando acrobaticamente la scena, con la sua sincera fame inesausta di energia, proiettando la sua immagine potente e misteriosa di Musa enigmatica dark, in corsetto, calze fumé e scarpette nere da corsa, al centro dei La La La Human Steps di Edouard Lock, il gruppo clamorosamente esploso negli anni ’80, memorabile ancorché chiuso. Il duetto di Louise con David Bowie, contagiato dalla vis atletica di lei, resta una pietra miliare di un’epoca. Dopo aver lasciato i La La La nel 1999, la magnifica danzatrice-Amazzone, passando per il training con un boxeur e per lo yoga, si reinventa, taglia i suoi famosi platinum dreadlocks, rimodula la sua fisicità carismatica e guerriera articolandone le sfumature, senza rinunciare ai suoi fuochi di gelo ardente e ai suoi ritmi mercuriali. Ieri come oggi sfida e supera ogni limite nell’audacia del suo movimento autentico, diretto, onesto.
Il duo So Blue sulla musica del turco-canadese Mercan Dede e con i costumi di Yso (Siphay Southidara), che ha debuttato a Düsseldorf nel 2012, e con cui ritorna ora alla Biennale, è la sua prima intensa coreografia integrale. So Blue è un turbine di stati alterati di costante instabilità dinamica agiti inalberando un fiero estremismo della volontà e un supremo dominio della sua meravigliosa e permanente stamina artistica. “Io sono di tutti i colori, ma soprattutto blu”, dice di se stessa, Divina senza essere Diva.