Il concerto diventa teatro grazie a un interprete-performer e a un ambiente sonoro scenografico nella versione amplificata di Ur, due riti per contrabbasso di Giorgio Netti, che avvicina, allontana, immerge lo spettatore nel suono e nello strumento.
Ur, due riti per contrabbasso è una riflessione dedicata a Dario Calderone sui due ruoli principali dello strumento nella storia della musica: l’intensa energia unificatrice del suo suono pedale e il basso continuo, poi diventato walking (e talking) bass, come motore nascosto di tutte le danze. Questa doppia natura è indagata qui in parallelo alla sacralità del toro in diverse culture e in particolare al mito del Minotauro, così da intrecciare tre linee di sviluppo: il suono teso come potente pulsione alla vita, l’articolazione quale inesauribile principio generativo, il labirinto come rischiosa metafora del comporre.
L’insieme dei due riti vorrebbe ricordare l’origine sacra del desiderio e un duplice lume ne ha dettato le coordinate: Stefano Scodanibbio, l’esploratore poeta di questo strumento, e Gérard Grisey, che dal vuoto della sua IV corda ha saputo generare l’intero espace acoustique.