Archèus. Labirinto Mozart
Mi trovo nella paradossale situazione di avervi invitato e di parlarvi di Archèus. Labirinto Mozart, essendo l’unico fra tutti voi a non avere ancora visto questo oggetto misterioso.
Il Covid, dopo avermi consentito di essere presente a tutto quanto La Biennale di Venezia ha realizzato dall’inizio della pandemia, mi ha tenuto lontano dalla cosa forse più inaspettata che ci siamo inventati.
Archèus è un “prototipo” la cui intera responsabilità ricade su di me e su chi me l’ha proposto più di un anno fa, in piena pandemia e al di fuori di ogni schema produttivo della Biennale.
Così come l’assenza della Biennale Architettura nel 2020 ci ha paradossalmente fornito l’occasione di fare la prima Mostra curata da tutti e sei i Direttori Artistici in carica (Le Muse Inquiete. La Biennale di Venezia di fronte alla Storia) prodotta dal nostro Archivio, e di dare il via al progetto del Centro Internazionale della Ricerca sulle Arti Contemporanee, l’incontro con Damiano Michieletto ci ha fatto capire che poteva esistere uno spazio al di fuori della responsabilità dei direttori dei settori Arte, Architettura, Cinema, Danza, Musica e Teatro, in cui presentare delle opere (oggi una installazione, domani una pubblicazione o una performance) che dessero corpo all’interdisciplinarietà che costituisce la ricchezza dell’ASAC.
Archèus, iniziativa che abbraccia il Carnevale e i 1600 anni di Venezia, vuole anche essere uno strumento di attrazione per un pubblico diverso da quello degli abituali visitatori delle manifestazioni della Biennale. Per questo motivo è stato realizzato a Forte Marghera con ingresso gratuito. E chi verrà a partire dal 23 aprile incontrerà in questo stesso luogo anche un’installazione della Biennale Arte.
Voglio segnalare un ultimo aspetto che ritengo importante. In questa creazione c’è molto lavoro manuale, frutto di una grande scuola artigianale che sa usare anche tecnologie avanzate.
Archèus vuole essere un omaggio a tutto ciò che ha fatto e fa grande il teatro, la musica, il teatro d’opera e il cinema italiano, e ci fa toccare con mano “oggetti” apparentemente scenografici ma che sono di per sé opere d’arte. Per quanto riguarda il suono e la rielaborazione elettronica della registrazione dei brani del Flauto Magico prodotto dal Teatro La Fenice abbiamo utilizzato appieno le tecnologie del CIMM - Centro Informatico Musicale e Multimediale della Biennale.