“Folgorante esordio di Pasolini nel cinema, Accattone è la storia di un ladro di borgata, tutta dentro a quella realtà sottoproletaria che lo scrittore, arrivato a Roma negli anni Cinquanta, aveva raccontato con passione nei suoi romanzi. Nulla di neorealistico. Pasolini ‘non prese gli attori dalla vita, ma la vita dagli attori’, scrive con bella intuizione Amelio, ‘perché la loro esistenza sia raccontata solo da chi li ama, non da chi li usa’ (…). I limiti tecnici si trasformano, per via di forza culturale, in immagini semplici, pure, quasi ieratiche, che si vogliono di essenzialità dreyeriana. Un linguaggio asciutto, ma con musica da largo sacrale, fondante una poesia in grado di confrontarsi con la tragicità delle sue borgate”. (Gianni Volpi)