La pratica artistica di Rindon Johnson è radicata nell’esplorazione delle complessità dell’identità e dell’esperienza umana attraverso la lingua e gli oggetti. In Coeval Proposition #1: Tear down so as to make flat with the Ground or The *Trans America Building DISMANTLE EVERYTHING (2021), Johnson affronta sia il poetico gioco delle parole che l’incapacità delle stesse di catturare la totalità di un’esperienza. Con un gioco di parole, l’artista riproduce con legno di sequoia recuperato la forma del Transamerica Pyramid – un grattacielo modernista di 48 piani nel centro di San Francisco – per affrontare la propria esperienza di uomo trans in America. La sagoma della piramide diventa sinonimo dello skyline della città natale dell’artista, riflettendo il modo in cui la lingua, il luogo di origine e l’emigrazione plasmano collettivamente l’identità di una persona, identità ulteriormente complicata dalla sua incompletezza, come una pelle vuota. Opere come The stage is no place for a riot (2019 - in corso) utilizzano la pelle bovina in vari modi: riciclata per finestre, usata come contenitore per l’acqua e appesa come bandiera. Questo corpus di opere vuole ricordare il modo in cui l’identità può essere equipaggiata e protetta, trasformandola in un indumento simbolico o in uno strumento materiale.
L’opera di Rindon Johnson è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—William Hernandez Luege