Margarita Azurdia, nata nel 1931 da madre catalana e padre guatemalteco, respinge le costrizioni di una società conservatrice per sviluppare una pratica interdisciplinare, rivendicando uno spazio per le cosmologie femminili e indigene osservate nel nativo Guatemala. Untitled (1968) fa parte della serie Pinturas geométricas (dipinti geometrici), eseguita nel decennio successivo alla sua permanenza solitaria in California per studiare saldatura e arte moderna. Con spunti ripresi dall’Optical Art, dal Colour Field e dall’astrazione geometrica, la composizione romboidale caratteristica delle Geométricas di Azurdia si costruisce per campiture di colore bidimensionali nettamente delineate. Anche se queste opere si annoverano fra le sue più famose, sono subito state trascinate in un dibattito che ha polarizzato il mondo artistico guatemalteco: diviso tra la Nuova Figurazione socialmente impegnata e l’astrazione formale – il cui internazionalismo era contaminato dal contesto della Guerra Fredda –, in molti hanno accusato l’artista di essere, nella migliore delle ipotesi, apolitica. Le forme a losanga e le insolite combinazioni di colore compatto che ricorrono in questa serie rimandano, tuttavia, alle huipil (tuniche) degli indigeni maya, disegnate, create e indossate dalle donne. Nel suo intrecciare la pittura modernista a una tradizione di lavoro e performatività delle donne indigene, l’opera pittorica di Azurdia presenta una politica alternativa.
L’opera di Margarita Azurdia è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Lucia Neirotti