Tomie Ohtake arriva a San Paolo da Kyoto nel 1936, nel corso della terza grande fase di emigrazione giapponese verso il Brasile. Coltivando intenzionalmente l’immagine di persona riservata, Ohtake ha lasciato tutte le sue opere senza titolo, evitando inoltre di offrirne qualsiasi interpretazione in pubblico o in privato. Un attento esame della sua tecnica e preparazione, tuttavia, ci dice molto molto sul suo processo creativo. Questa astrazione senza titolo del 1978, ad esempio, rivela chiaramente un punto di svolta nella sua produzione, riconducibile ai primi anni Settanta, quando si allontana da uno stile espressionista per approdare a composizioni grafiche e ottiche caratteristiche della pittura a contrasti netti. In questo periodo, Ohtake sperimenta la serigrafia e utilizza ritagli di riviste e altri materiali per realizzare studi preparatori per le sue tele. I vivaci accostamenti cromatici delle sue opere hanno anche favorito inaspettati accostamenti ad artisti quali Claudio Tozzi e Antônio Henrique Amaral – associati in particolare alla Pop Art e alla nuova figurazione –, con i quali nel 1977 ha condiviso una mostra alla Galeria Alberto Bonfiglioli di San Paolo. Potremmo osservare la potente corporeità dell’opera di Ohtake anche solo nelle semplici dimensioni e nella vivacità cromatica.
—Sofia Gotti