Introduzione di Wayne McGregor
Una delle autentiche meraviglie della Biennale di Venezia è il suo incredibile Archivio Storico – ASAC. Non solo rappresenta un vero scrigno di conoscenze istituzionali e artefatti essenziali provenienti dai festival più storici del mondo, ma ma è anche ricco di ricordi, significati ed altre storie che questi documenti, film e fotografie ci rivelano quando li osserviamo con occhi nuovi oggi. Le corrispondenze con e tra gli artisti più importanti della loro epoca sono custodite accanto a quelle di individui spesso trascurati nel nostro tempo, e, solo quando ci addentriamo nel passato, scopriamo il filo d'oro più potente, capace di connettere, distillare e favorire il dialogo con il nostro capitale culturale più vitale.
Nella danza, siamo stati tristemente negligenti nel catturare la nostra forma nel momento – spesso giustificati da un medium che celebra l'effimero e il transitorio, magari a scapito dell'eredità. Eppure, quando raccogliamo e riusciamo a rintracciare, quando abbiamo la rara opportunità di ricomporre i nostri frammenti danzati collocandoli in una cronologia di sperimentazione, innovazione ed evoluzione, riusciamo a comprendere, incarnare ed esperire l'opera completa in modo nuovo. In questo modo, gli archivi sono tanto una ricerca verso il futuro quanto risuonano oggi con un senso di meraviglia finemente accordato, proprio come quando sono stati creati, risultando vigorizzanti e vibranti – vivi – in un contesto contemporaneo necessario.
Questo frammento del nostro archivio vivente della danza a Venezia, ICONOCLASTS, connette le pioniere e le avventuriere che hanno condiviso con noi la loro arte radicale nella laguna e, nel farlo, hanno sfidato le convenzioni del loro tempo, trasceso i confini, avanzato le loro prospettive uniche e spinto noi verso ciò che è possibile. Siamo sulle spalle dei giganti – alcuni dei quali potreste conoscere e altri che potrebbero rivelarsi sorprendenti – eppure ciascuno contribuisce al nostro palimpsesto di geni del movimento globale.