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La Biennale di Venezia

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Iconoclasts

La mostra ICONOCLASTS - Donne che infrangono le regole alla Biennale Danza mette in relazione le pioniere e avventuriere che hanno condiviso la propria arte radicale della danza in laguna e, nel farlo, si sono opposte alla propria epoca, hanno oltrepassato i confini, avanzando con le loro prospettive uniche e spingendo anche noi verso il possibile.

Introduzione di Wayne McGregor

Una delle autentiche meraviglie della Biennale di Venezia è il suo incredibile Archivio Storico – ASAC. Non solo rappresenta un vero scrigno di conoscenze istituzionali e artefatti essenziali provenienti dai festival più storici del mondo, ma ma è anche ricco di ricordi, significati ed altre storie che questi documenti, film e fotografie ci rivelano quando li osserviamo con occhi nuovi oggi. Le corrispondenze con e tra gli artisti più importanti della loro epoca sono custodite accanto a quelle di individui spesso trascurati nel nostro tempo, e, solo quando ci addentriamo nel passato, scopriamo il filo d'oro più potente, capace di connettere, distillare e favorire il dialogo con il nostro capitale culturale più vitale.

Nella danza, siamo stati tristemente negligenti nel catturare la nostra forma nel momento – spesso giustificati da un medium che celebra l'effimero e il transitorio, magari a scapito dell'eredità. Eppure, quando raccogliamo e riusciamo a rintracciare, quando abbiamo la rara opportunità di ricomporre i nostri frammenti danzati collocandoli in una cronologia di sperimentazione, innovazione ed evoluzione, riusciamo a comprendere, incarnare ed esperire l'opera completa in modo nuovo. In questo modo, gli archivi sono tanto una ricerca verso il futuro quanto risuonano oggi con un senso di meraviglia finemente accordato, proprio come quando sono stati creati, risultando vigorizzanti e vibranti – vivi – in un contesto contemporaneo necessario.

Questo frammento del nostro archivio vivente della danza a Venezia, ICONOCLASTS, connette le pioniere e le avventuriere che hanno condiviso con noi la loro arte radicale nella laguna e, nel farlo, hanno sfidato le convenzioni del loro tempo, trasceso i confini, avanzato le loro prospettive uniche e spinto noi verso ciò che è possibile. Siamo sulle spalle dei giganti – alcuni dei quali potreste conoscere e altri che potrebbero rivelarsi sorprendenti – eppure ciascuno contribuisce al nostro palimpsesto di geni del movimento globale.

Introduzione di Elisa Guzzo Vaccarino

Pionieristiche, avventurose, radicali, iconoclasti, determinate professioniste – artiste – hanno conquistato e illuminato Venezia. Fin dai primi del ventesimo secolo, coreografe e danzatrici-autrici, sfidandosi incessantemente al pari dei loro colleghi, amici e rivali maschili, si sono gettate nella mischia dell’arte del corpo, contrastando tradizione e convenzioni. La creazione rimane una priorità essenziale, senza timore del giudizio del pubblico e della critica, maschile e femminile. La danza classica e moderna europea è rappresentata a Venezia e alla Biennale, innanzitutto nei programmi del Festival Internazionale di Musica Contemporanea, con artisti di livello mondiale; dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’opera di coreografi rivoluzionari provenienti dagli Stati Uniti e da tutto il mondo giunse a Venezia. La nuova Germania fece la sua comparsa nel 1985 con un portfolio di Stücke di Pina Bausch e del suo Wuppertal Tanztheater al Festival Internazionale del Teatro. Dopo l’istituzione del Settore Danza nel 1999 con Carolyn Carlson, fu sviluppata un’incisiva successione di programmi, punteggiata da opere create da donne, con due coreografe provenienti dal Nuovo Mondo – Karole Armitage e Marie Chouinard – che hanno diretto festival internazionali innovativi, e una lunga serie di Leoni d’Oro e d’Argento assegnati ad artiste di inestimabile valore, in una varietà caleidoscopica di stili e poetiche.

Archivio Storico
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