Il fatto di essere cresciute a Santa Cruz, in California, tra maestose sequoie, ha sempre influenzato le nostre esplorazioni tematiche all’interno dell’espressione creativa, ma si è manifestato in modo prorompente soprattutto nel 2010, quando abbiamo cominciato a lavorare alla sceneggiatura del film. Questi primordiali, indescrivibili esseri viventi hanno infatti condizionato la struttura narrativa di Woodshock, un viaggio emozionale di dolore e isolamento, vissuto attraverso il flusso di coscienza. Abbiamo girato il film nella contea di Humboldt, dove si trovano alcuni tra i più antichi e maestosi organismi viventi del pianeta: le sequoie (o per lo meno, gli esemplari ancora esistenti). Da questo paesaggio di estrema bellezza e distruzione, nasce Theresa. Il suo essere smarrita fisicamente e mentalmente in simili foreste ci ha permesso di esplorare le azioni e il crollo psicologico della protagonista. Siamo state tanto fortunate da collaborare con Kirsten Dunst, che ha portato sullo schermo una profonda comprensione del personaggio. Oltre a ciò, le immagini, la colonna sonora e i suoni del film contribuiscono a creare un’unica struttura narrativa che definisce l’esperienza di Woodshock. Theresa ne è la narratrice, e attraverso il suo tatto, il suo udito e la sua vista, lo spettatore è guidato in un viaggio soggettivo. La vediamo calarsi negli avvenimenti e nell’ambiente circostante, ma allo stesso tempo estraniarsi, quando il suo turbamento aumenta. La foresta è un luogo primigenio in cui tornare, un rifugio per l’immaginazione e, come Theresa dichiara all’inizio del film, è lì che lei vuole tornare. Siamo profondamente grate agli attori e ai collaboratori, perché hanno messo il cuore e l’anima in questo progetto, rendendolo un’esperienza e un mondo davvero unici.