Cerimonia di consegna dei Leoni della Biennale Danza 2020:
La Ribot, Leone d’Oro alla carriera
Grande Dame stravagante dell’arte contemporanea, figura di spicco della danza attuale, la sua opera – rigorosa e radicale – critica e irride la metamorfosi, l’ibridismo, l’assurdità e la libertà. Il suo lavoro resiste a qualsiasi classificazione: performance, installazione live, danza, arte visiva. La sua opera contagiosa agisce in modo folgorante sul pensiero, lo obbliga a muoversi fuori dai canoni, a riorganizzare i suoi punti di riferimento.
La scatola nera è esplosa fin dagli inizi, nel caso di quest’artista totale: lei stessa è un manifesto incarnato che si rinnova senza sosta distruggendo allegramente i preconcetti.
La transdisciplinarità è la sua firma di indisciplinata, la sua fisicità è assoluta, pratica la povertà con opulenza, i suoi atti sono proteiformi; è una tragédienne selvaggia e minimalista, il suo umorismo prima scortica e poi libera il libero-pensiero. Ci fa amare la libertà e i suoi limiti vibranti. Si diverte. Ci rallegra.
Claudia Castellucci, Leone d’Argento
Da tempo conosciamo questa coreografa sobria, seria, minimalista ed esigente, che lavora con sacralità alla propria arte. Recentemente ci ha però stupiti con il suo lavoro sul Catalogue des oiseaux di Olivier Messiaen.
Probabilmente deve essersi stupita lei stessa perché emergono, con sobrietà espressiva, delle folgorazioni delicate, sempre pudiche, che ci riconducono alle origini della creazione, all’amore per la danza in particolare, e per l’arte in generale.