Sandra Barclay; Jean-Pierre Crousse
Ci affascina l’influenza che la cultura esercita su questi architetti. La loro vita professionale va da una sponda all’altra dell’Atlantico: da Parigi, dove hanno iniziato a progettare, sono poi ritornati in Perù. Quando osservano il mondo, parlano dell’edilizia in Europa, dove l’attenzione è tutta rivolta ai particolari e vige l’illusione del controllo e dell’efficienza. Quando parlano, invece, dell’edilizia in Perù, affermano che là è possibile “coltivare l’imperfezione”: si possono imbrigliare i metodi costruttivi locali in modo da liberare l’architettura e dare agli architetti “l’opportunità di stupire” con risorse limitate, con la libertà di inventare. Riferendosi al loro Museo de Sitio Julio C. Tello, gli architetti dicono che “la patina lasciata dai muratori nel cemento lucido conferisce al museo un aspetto che richiama le ceramiche precolombiane esposte all’interno”. Grazie alla sfumatura rossa del cemento pozzolanico, il nuovo edificio si fonde con le tonalità del deserto che lo circonda.
Nei progetti in Mostra, Barclay e Crousse sembrano cercare e scavare come archeologi; per loro l’architettura contemporanea è come una silenziosa testimonianza del paesaggio, del movimento e della materialità. Come recinzioni umane dal carattere fragile e astratto dinanzi a oceani e deserti dallo spazio infinito.
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