Ampi, sgargianti, confusionari, volgari: i dipinti di Jamian Juliano-Villani attraggono l’osservatore con la vivacità tipica dei cartoni animati, ma sotto la superficie, come in molta cultura pop americana, l’umorismo e l’erotismo corrono paralleli alla fragilità e al trauma. Composti attraverso un processo che l’artista descrive come “Photoshop dei poveri”, attingendo a un repertorio di immagini tratto da film, meme, stock di fotografie, storia dell’arte e carta stampata collezionata, i suoi acrilici ad aerografo, pur caotici, fungono da accurati specchi artigianali dell’anarchia della vita quotidiana. I nuovi dipinti di Juliano-Villani per Il latte dei sogni nascono dal recente interesse dell’artista per la cinematografia, in particolare per i paesaggi carichi di emotività in film come I racconti del cuscino (1996), dramma erotico di Peter Greenaway, e Beloved (1998), adattamento diretto da Jonathan Demme del romanzo “gotico sudista” Amatissima di Toni Morrison. Affascinati dalla nostalgia di cui sono investite le immagini dei paesaggi – nostalgia che agli spettatori offre un senso di storicità e finalità che si dimostra poi falso –, questi dipinti affrontano l’immaginario come fosse insieme radicato nella storia e perennemente attuale. Per l’artista, la malleabilità dei tropi cinematografici (nelle parole dell’artista, le “ombre che permangono dopo aver distolto lo sguardo”) è indicativa della temporalità frustrata della pandemia da Covid-19, in cui l’accessibilità a immagini provenienti da ogni momento del passato si scontra con l’implacabile carattere dell’hic et nunc.
Madeline Weisburg & Ian Wallace