Lina Bo Bardi studia architettura a Roma e nel 1946 si trasferisce in Brasile dove lavora come architetta, redattrice di riviste, grafica, designer di mobili, scenografa, curatrice e scrittrice a San Paolo, città che ospita due dei suoi edifici più iconici: la sede del MASP in Avenida Paulista e il SESC Pompéia. Nel 2021 le viene riconosciuto il Leone d’Oro speciale alla memoria della Biennale Architettura. Il suo “cavalletto in vetro” è un dispositivo leggendario nella storia degli allestimenti. Concepito appositamente per la pinacoteca del MASP e presentato per la prima volta all’inaugurazione del museo nel 1968, è costituito da una spessa lastra di vetro inserita in un cubo di cemento, a formare un pannello trasparente autoportante sul quale viene appeso un quadro. La didascalia relativa è apposta sul retro, in modo che il visitatore possa all’inizio entrare in contatto con l’opera senza alcuna contestualizzazione storica. Bo Bardi vuole presentare le opere come frutto di un lavoro, togliendole da un’aura di sacralità. Per la creazione dell’edificio e dei cavalletti impiega materiali grezzi e industriali, in contrappunto alla raffinata collezione classica europea del museo, che oggi comprende anche l’arte contemporanea. In uno spazio di 2000 metri quadrati, i cavalletti sono distribuiti in file come in una parata o come in una foresta di opere d’arte. Staccate dalle pareti, le opere diventano più accessibili permettendo così al visitatore di stabilire con esse un rapporto più stretto e diretto. Il sistema di Bo Bardi è stato influenzato dagli allestimenti di Franco Albini alla Pinacoteca di Brera a Milano negli anni Quaranta e ha ispirato la Galerie du Temps del Louvre-Lens, progettata da SANAA e inaugurata nel 2012.
L’opera di Lina Bo Bardi è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Adriano Pedrosa