Joyce Joumaa è un’artista-filmmaker la cui opera si confronta con realtà storiche plasmate dal conflitto e dalla crisi, spesso radicate nel nativo Libano o in esperienze diasporiche. In Memory Contours (2024), Joumaa si occupa di un capitolo del movimento eugenetico negli Stati Uniti e dei suoi effetti sui nuovi immigrati all’inizio del Novecento. In particolare, studia i testi sull’“intelligenza” concepiti per identificare deficit mentali e, potenzialmente, far incarcerare e deportare le persone così individuate. A partire dal reportage dell’Ufficio per la Salute Pubblica degli Stati Uniti del 1914 intitolato Mentality of the Arriving Immigrant (la mentalità dell’immigrato in arrivo) Joumaa si concentra su un particolare test condotto a Ellis Island, New York, in cui ai partecipanti era chiesto di disegnare forme a memoria. L’artista riproduce quattro dei disegni che compaiono nel reportage come casi studio e affianca a ciascuno un video con il primo piano delle mani che ricreano lo schizzo. Questa interazione accentua la tensione fra il disegno come espressione gestuale e la sua strumentalizzazione come parametro per misurare competenze e intelligenza. L’installazione di Joumaa svela come ai neoarrivati fossero imposti controlli discriminatori e come il semplice fatto di essere stranieri fosse sistematicamente stigmatizzato, ricollegandolo a inadeguatezza, inidoneità e inferiorità.
L’opera di Joyce Joumaa è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Julia Eilers Smith