L’80. edizione della Mostra
Lo abbiamo ripetuto molte volte, ma lo faccio volentieri anche in occasione della 80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.
La Biennale di Venezia vive i mutamenti della storia, grazie al suo privilegiato punto di osservazione sul mondo delle arti di qualsiasi latitudine, forse come nessun’altra istituzione culturale.
La Mostra del Cinema, che attira su di sé l’attenzione mondiale dei media e dell’industria audiovisiva, non è mai stata solo una passerella di talenti e film, ma anche uno specchio delle criticità politiche, sociali, ambientali, e ha sempre risposto con tempestività attraverso l’ impegno diretto e talvolta spontaneo di chi vi partecipa.
Se facciamo l’elenco di cosa è successo nel mondo solo nell’ultimo quadriennio, non c’è evento di rilevanza internazionale a cui la Mostra non abbia saputo dedicare attenzione e cercare risposte: a partire dalla pandemia di Covid, alla crisi afghana con il ritorno dei talebani al potere, alla repressione in Iran di donne, cittadini e artisti impegnati in una battaglia per la libertà soprattutto delle donne e per i diritti umani e civili, dall’invasione russa dell’Ucraina al drammatico flusso migratorio nelle acque del Mediterraneo.
Il cinema, che ha gli stessi anni della Biennale d’Arte (1895), con i suoi spettatori, pur in continua trasformazione tecnologica e linguistica, non ha mai smesso il proprio ruolo di testimone del passato e del presente, di visionario precursore del futuro, di narratore della forza interiore di donne e uomini che sanno opporsi a ingiustizia e sopraffazione.
Questo il senso che vogliamo dare all’80. edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, che dal giorno dopo la sua chiusura intraprenderà una nuova tappa verso un futuro di cui non è ancora stata scritta la sceneggiatura.