fbpx Biennale Danza 2021 | Il corpo è un documento dell'oggi - 2009
La Biennale di Venezia

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Omaggio a Ismael Ivo

Il corpo è un documento dell'oggi

2009


The Waste Land

 

Sabato 20 giugno ore 20.00
Teatro alle Tese – Arsenale
ARSENALE DELLA DANZA/ISMAEL IVO
prima assoluta
ideazione e coreografia Ismael Ivo
musica The Rite of Spring di Igor Stravinskij
                  Frost Pattern di Andreas Bick
scene e costumi Marcel Kaskeline
con i danzatori dell’Arsenale della Danza - Deniz Aygor, Beniamino Borghi, Monika Born, Ivelice Brown, Alessio Calciolari, Sara Catellani, Veronica Cornacchini, Eleonora Folegnani, Valeria Galluccio, Alice Guazzotti, Roberta Maffioletti, Simona Miraglia, Tomoko Ogawa, Rieko Okada, Stefano Roveda
assistenti alla coreografia Franca Pagliassotto, Karl Schreiner
produzione La Biennale di Venezia

 

Camminare, correre, cadere.
Una coreografia ispirata all’esplorazione dei sensi e del controllo fisico, che riflette profondamente anche su uno dei maggiori problemi del nostro tempo: lo sfruttamento incondizionato delle risorse naturali della Terra e la sopravvivenza del pianeta.
L’arte della danza è una celebrazione da sempre associata alla gioia del movimento. Ma non possiamo fare a meno di realizzare che viviamo in un pianeta vulnerabile, che si sta esaurendo per trasformarsi rapidamente in un luogo degradato.
Camminare, correre, cadere - costantemente ci muoviamo e nello stesso tempo costantemente cadiamo. Un’azione fisica essenziale e un paradosso che sono in relazione con la capacità di sopravvivenza dell’uomo. Ci viene brutalmente ricordato che un tema come il riscaldamento globale e le alterazioni climatiche hanno portato la qualità del nostro ciclo vitale sul ciglio di un drammatico rischio. La vita continua e dobbiamo andare avanti. É un pensare fisicamente. Il movimento è generato dalle energie interiori della vita e dal loro conflitto. Camminare, correre, cadere. Per arrivare “rasoterra”, in uno stato di Grado Zero. Ma non si tratta di pensare, si tratta di reagire. Una ricerca ai confini della pratica coreografica.
Igor Stravinskij ha descritto così l’improvvisa visione che lo colse: “Vidi nella mia immaginazione un solenne rito pagano: un vecchio saggio, seduto in un cerchio, mentre guardava una giovane ragazza danzare fino alla morte. La stavano sacrificando per propiziarsi il dio della primavera.”
Provo una strana fascinazione quando guardo le foto di Sebastião Salgado. Le immagini che ha scattato nella Serra Pelada, in Brasile, catturano il misterioso movimento di centinaia di lavoratori che scavano un foro gigantesco alla ricerca di un grammo d’oro. Coperti di fango dalla testa ai piedi, questi sub-umani o nuovi alieni riflettono probabilmente la nostra immagine. Testimoni di una sorta di rinnovata schiavitù in una società complessa ed economicamente travagliata.
In The Waste Land, il punto di partenza è il coinvolgimento fisico del corpo in una cerimonia di sopravvivenza e di lotta. É un rito. Una celebrazione che va oltre la celebrazione e ci spinge a riflettere su diverse questioni. La nostra casa è un luogo che chiamavamo Madre Terra. Siamo sicuri che arriverà la prossima primavera? Abbiamo mutato i tempi di fertilità della terra. I popoli sono lacerati dalla sanguinosa lotta per accaparrarsi le risorse naturali del pianeta. Lo sfruttamento intensivo del petrolio, come se fosse “oro liquido”, ha portato la società moderna ad un punto di non ritorno. In effetti aspettiamo come avvoltoi il prossimo pozzo di petrolio da sfruttare. Nelle società tradizionali il rito era il centro della vita. La danza era usata per costruire senso. Stiamo ancora cercando di capire il mondo e il nostro corpo è uno dei catalizzatori più importanti. Camminare, correre, cadere. Le azioni sono movimenti e il nostro modo di agire è un rituale sociale. Il movimento impone responsabilità e passione.

 

Ismael Ivo
dalla cartella stampa del 6. Festival Internazionale di Danza Contemporanea

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