Testi: | “Tsunemasa” e “Hagoromo” (teatro classico giapponese Nō) riscritti da Ezra Pound |
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Solisti: | Michał Sławecki controtenore, Bryan Murray baritono, Kaiji Moriyama danza |
Theatre of Voices: | Else Torp soprano, Iris Oja mezzosoprano, Paul Bentley-Angell tenore, Jakob Bloch Jespersen basso |
Strumentisti: | Marco Thèves violino, Léo Marillier violino, Yuko Hara viola, Dima Tsypkin violoncello, Eija Kankaanranta kantele, Camilla Hoitenga flauto, Mitsunori Kambe percussioni |
Direttore: | Clement Mao-Takacs |
Regia, scene, costumi: | Aleksi Barrière |
Scene, costumi, disegno luci: | Étienne Exbrayat |
Coreografia: | Kaiji Moriyama |
Design del suono: | Christophe Lebreton |
Ingegnere del suono: | Timo Kurkikangas |
Assistente ingegnere del suono: | David Poissonnier |
Coproduzione: | La Biennale di Venezia, Tokio Bunka Kaikan, Palau de la Musica, Tampere Hall |
In collaborazione con: | Fondazione Teatro La Fenice |
Theatre of Voices
Descrizione
La musica vocale di Kaija Saariaho, Leone d’Oro alla carriera di questa edizione del Festival, è basata su testi di autori importanti di diverse epoche che trattano temi universali quali la solitudine del viaggio, la distanza, la morte. I testi sono analizzati dalla compositrice quali materiali sonori e come indicazioni e suggestioni di ascolto. Il secondo concerto a lei dedicato, la prima europea di Only the Sound Remains, opera da camera nel nuovo allestimento di Aleksi Barrière e con l’interpretazione del Theatre of Voices di Paul Hillier, parte dal presupposto che le culture hanno molto da imparare le une dalle altre: è un tentativo di non farsi unicamente ispirare a vicenda da lontano, ma di creare una rete comune di collaborazione interculturale.
Durante la Prima guerra mondiale, Ezra Pound rielaborò e adattò le traduzioni di quindici opere di teatro nō dello scomparso Ernest Fenollosa: Pound credeva nell’importanza fondamentale della traduzione per il rinnovamento dell’arte e della società e aveva ragione: le sue opere nō hanno influenzato il teatro occidentale per oltre un secolo. La poesia “ideogrammatica” di Ezra Pound e il mondo sonoro di Kaija Saariaho (pieno di influenze diverse e strutturato attorno a un senso del tempo dilatato e a campi di forza che possono essere descritti in termini di yugen) sono il materiale perfetto per un incontro fra artisti dell’Est e dell’Ovest. In quest’opera, che affronta un desiderio profondamente umano di bellezza che trascende le specificità culturali, possiamo sognare la possibilità di una commistione fra opera e nō, ma anche musica contemporanea, danza e teatro da tre continenti. Di un’arte realmente viva.