Anno / durata: | 2021, 55’ (prima italiana) |
---|---|
Coreografia: | Josef Nadj |
Con: | Djino Alolo Sabin, Timothé Ballo, Abdel Kader Diop, Aïpeur Foundou, Bi Jean Ronsard Irié, Jean-Paul Mehansio, Marius Sawadogo, Boukson Séré |
Collaborazione artistica: | Ivan Fatjo |
Design luci: | Rémi Nicolas |
Colonna sonora: | Tatsu Aoki & Malachi Favors Maghostut, Peter Brötzmann & Han Bennink, Eureka Brass Band, Jigsaw, Lucas Niggli, Peter Vogel |
Direttore tecnico: | Sylvain Blocquaux |
Ingegnere del suono: | Ivan Fatjo |
Produzione e tournée: | Bureau PLATÔ – Séverine Péan, Emilia Petrakis |
Produttore esecutivo: | Atelier 3+1 |
Coproduzione: | Les Nuits de Fourvière, festival international de la Métropole de Lyon; Les Théâtres de la Ville de Luxembourg; Le Trident – Scène nationale de Cherbourg-en-Cotentin; MC93 – maison de la culture de Seine-Saint-Denis; La Comédie de Valence, Centre dramatique national Drôme-Ardèche; Charleroi danse, Centre Chorégraphique de la Fédération Wallonie-Bruxelles; Le Grand Angle – Scène régionale Pays Voironnais; Théâtre des Salins, scène nationale de Martigues; Centre Chorégraphique National de Tours / Thomas Lebrun (Accueil-studio); Théâtre des Quatre Saisons – Scène Conventionnée d’Intérêt National «Art et Création» |
Con il supporto di: | Ministère de la Culture – Direction régionale des affaires culturelles d’Ile-de France, Région Ile-de-France, Institut français & programme Teatroskop | Angers – Centre National de Danse Contemporaine, CND – Centre national de la danse, La Briqueterie CDCN du Val-de-Marne, Scène Nationale d’Orléans |
Josef Nadj - Omma
Descrizione
Sono otto, in giacca e pantaloni neri, un riferimento alla silhouette senza tempo di Josef Nadj. Prestando loro il suo costume, Nadj impegna ogni ballerino a non seguire le sue orme, ma a rivelare la propria singolarità. OMMA è prima di tutto una storia di condivisione e di trasmissione. In questo nuovo lavoro, il coreografo ungherese ha costituito un gruppo di otto danzatori provenienti da Mali, Senegal, Costa d’Avorio, Burkina Faso e dai due Congo. Insieme, formano un unico corpo – nero, o fekete, come dichiarano… in ungherese. Un corpo plurale in cui ognuno afferma il proprio linguaggio, la propria identità, la propria danza: un accattivante ciclo di feedback tra gruppo e individuo che ci conduce, inevitabilmente, all’essere umano come universale.
L’opera può essere definita “organica”? Indubbiamente OMMA risale alle radici della danza, con il movimento come sua essenza e l’universo come suo orizzonte. Josef Nadj ha imbarcato i suoi artisti in un viaggio alle radici della danza che potrebbe rivelare l’equilibrio del nostro universo. Facendo eco al cerchio della vita, questa nuova coreografia esamina qualcosa di essenziale: la nostra capacità di guardare ciò che abbiamo di fronte per vedere meglio ciò che è nel profondo di noi, in un destino comune. Risplende dunque di nuova luce il significato in greco antico di OMMA: “occhio”, ma anche “ciò che si vede o si guarda”. C’è un invito a tenere svegli i nostri sensi per poter catturare meglio questa danza, dedicata alla genesi dell’umanità.
Marylène Malbert