Durata / Anno: | 95’, 2015 (prima italiana) |
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Di: | FC Bergman: Stef Aerts, Joé Agemans, Bart Hollanders, Matteo Simoni, Thomas Verstraeten, Marie Vinck |
Con: | Stef Aerts, Joé Agemans, Geert Goossens, Bart Hollanders, Thomas Verstraeten, Marie Vinck, Matteo Simoni |
Sound design: | Diederik De Cock, in collaborazione con FC Bergman |
Disegno luci: | Ken Hioco, in collaborazione con FC Bergman |
Organizzazione: | Celine van der Poel |
Direzione tecnica: | Diederik Hoppenbrouwers / Tom van Aken |
Luci: | Diederik Suykens |
Scenografi: | Dominick Geentjens, Friedemann Koch, Ward Vandenbossche |
Suono: | Steven Bontinck |
Sarta di scena: | Monique van Hassel |
Realizzazione costumi: | Monique van Hassel, Erna van Goethem, Christiane De Feyter |
Realizzazione scene: | Jan Palinckx, Patrick Jacobs, Karl Sneider, Bram Rombouts, Sam Verdonck, Marjan Verachtert, Jolien Degrave, Gaby Martins Mateus, Menno Vandevelde, Frederik Liekens |
Oggetti di scena: | Maarten Wagemans, Celine van der Poel |
Produzione: | Toneelhuis |
Con il supporto di: | PHLIPPO Productions, AGFA Graphics, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten Antwerpen (KMSKA) |
FC Bergman - Het Land Nod
Descrizione
Hanno portato il pubblico in un ampio salone costruito tra quinte di navi svettanti nel porto di Anversa (Terminator Trilogy); trasformato la platea di un teatro in una piscina di marmo, con gli attori lungo i bordi e gli spettatori affacciati dai palchi (About Reynard the Fox); edificato una torre di 4 piani completa di ascensore, 25 stanze, stazione della metro, cinema, minimarket, dove le storie si svolgevano simultaneamente a ogni piano (J.R.); prolungato la scena oltre un’enorme parete trasparente in una foresta di felci (Van der Vos); immerso pubblico e attori in un villaggio circondato da un bosco di pini (300el x 50el x 30el). Sono le architetture immaginifiche, grandiose, totalmente “fuori misura” con cui il collettivo FC Bergman sfida lo spazio fisico del teatro dando vita a spettacoli-mondo personali e “polifonici”, dove ogni ingrediente - testuale, gestuale, scenico, musicale, attoriale – è sullo stesso piano, fondendosi in un’unica coreografia.
La terra di Nod è un altro capitolo delle sfide impossibili del collettivo fiammingo, destinatario del Leone d’argento della Biennale Teatro 2023. Per la terra di Nod gli attori/registi/artisti di FC Bergman - Stef Aerts, Joa Agemans, Thomas Verstraeten e Marie Vinck - riproducono la copia esatta e in scala reale dell’imponente Sala Rubens (l’altezza arriva fino a 10 metri x 28 di lunghezza e 12 di larghezza) del Museo Reale di Belle Arti di Anversa, ricostruita per la Biennale in un capannone della zona industriale di Marghera.
Nella sala vuota campeggia la maestosa tela di Peter Paul Rubens conosciuta come Le Coup de lance (1618 ca), una crocifissione di 3 x 4 metri che deve essere rimossa per procedere ai restauri, ma che non può passare da una porta in scala umana. Da una parte, dimensioni e distanze che coinvolgono gli attori (un curatore, due guardie, tre visitatori ispirati al godardiano Bande à part) e gli spettatori in un comune senso di sperdimento. Dall’altra, un museo d’arte con un potente simbolo religioso al suo interno, un rifugio, un’arca di Noè, un luogo dove l’umanità può provare a fuggire la sua personale Terra di Nod, il luogo dove Caino fu esiliato dopo aver ucciso Abele. Ma “il museo può anche essere visto come una metafora dell’Europa – suggerisce Stef Aerts: un mondo in cui era bello vivere, ma che ora si sta sgretolando e ha bisogno di rinnovamento. Un mondo dove però l’influenza religiosa non può essere né cancellata né ignorata così facilmente come potremmo pensare” (la Lettura, 5/2/23).