Nel 1928 la scrittrice e giornalista americana Djuna Barnes pubblica clandestinamente Ladies Almanack, un esperimento letterario che mescola prosa, poesia, disegni e qualche verso musicale. Il libro racconta le vicende della dama Evangeline Musset e delle sue amiche dai nomi bizzarri – Patience Scalpel, Doll Furious, Señorita Fly-About –, che vivono la propria omosessualità con fiera e frivola emancipazione. Fin dalla copertina, le “membre della setta”, come le chiama Barnes, sono raffigurate come un’armata di avventuriere guerrafondaie che, nei loro vestiti alla moda e in sella a cavalli bianchi, mettono in fuga un preoccupato cavaliere. Se il libro è chiaramente una dichiarazione di guerra al genere maschile, l’intreccio di parole e immagini è così fitto da renderne criptica la narrazione. Questa è scandita da una serie di vignette satiriche, che prendono il nome dei mesi dell’anno e sono costellate da una simbologia astrologica riferibile al tema dell’“almanacco”. Quando dedica il libro alla compagna e artista Thelma Wood, Barnes è nel pieno del decennio trascorso a Parigi, circondata un gruppo di donne tra cui Natalie Clifford Barney, Mina Loy e Dorothy Wilde, e il romanzo esprime una positività inedita per la sua produzione letteraria.
Stefano Mudu