fbpx Biennale Danza 2016 2016 | Intervento di Virgilio Sieni
La Biennale di Venezia

Your are here

Introduzione di

Virgilio Sieni

Direttore della Biennale Danza 2016


Una Polis abitata dal gesto della danza

 

L’edizione del 10. Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia indagherà il senso della trasmissione, della tattilità fisica e poetica attraverso uno sguardo sulla natura dei luoghi e la visone della città. Una Polis abitata dal gesto della danza, ponendo gli elementi primari dell’uomo in dialogo con il contesto urbano: equilibrio, gravità, movimento; donare il tempo alle aperture del corpo e al processo della danza, alla costruzione di edifici coreografici, lasciando emergere i canali umani della tattilità.

Il gesto come bene comune e tratto della condivisione

L’articolazione del programma si sviluppa pensando a un ciclo di pratiche e dialoghi tra coreografi, danzatori, pubblico e cittadini rivolte all’edificazione dello spazio del corpo tra prossemica e percezione aptica, tra la vicinanza degli individui e la tattilità quale misura e postura nei confronti dell’altro:  la costruzione di uno spazio comune, che prende origine dal viaggio nel corpo attraverso i nostri schemi poetico-gestuali messi in relazione con una geografia inedita della città, rappresenta il punto di partenza di questa Biennale.

Luoghi che formano una città del gesto

Una Polis intesa come un’inedita geografia di camminamenti e soste, nel respiro tra aperto e interno, nel loro rinnovarsi attraverso la frequentazione di pratiche e sguardi sul gesto.

Il danzatore, il coreografo, l’artista è posto in dialogo con il luogo del corpo e gli spazi della Polis per intravedere un tracciato tattile che possa espandersi dallo spazio teatrale a quello pubblico, dal senso della trasmissione a quello della condivisione.

Nel gesto della forma, dell’equilibrio e della misura si annidano i dettagli che cercheremo di sviluppare in questa edizione, punti che hanno contraddistinto il triennio precedente: ricerche che riguardano sia il corpo politico del danzatore, la misura e la capacità di trasmissione, sia il senso stesso di festival, qui proposto attraverso un’articolazione di esperienze, frammenti, pratiche, creazioni. Non si procede su un terreno “spianato” ma irregolare, il quale ci ricorda di flettere con attenzione le ginocchia, di ricercare un procedere che risuoni tra l’orizzontalità del suolo e la fragilità dell’equilibrio.

Sarà ulteriormente approfondita la coesistenza di laboratori di ricerca coreografica con undici coreografi che saranno impegnati allo stesso tempo in altrettanti spazi/atelier.

25 coreografi al Festival
 

Maguy Marin, Trisha Brown, Anne Teresa De Keersmaeker/Rosas, Emanuel Gat, Boris Charmatz,  Nacera Belaza, Albert Quesada, Yasmine Hugonnet, Isabelle Schad, Thomas Hauert, Adriana Borriello, Claudia Castellucci, Shobana Jeyasingh, Daniel Linehan, Annamaria Ajmone, Marina Giovannini, Francesca Foscarini, Elisabetta Consonni, Daniele Ninarello, Chelo Zoppi, Gabriel Schenker, Camilla Monga, Sandy Williams/Rosas, Lara Russo, Virgilio Sieni, Manfredi Perego.

La colonna vertebrale del Festival è rappresentata dalla presenza di coreografi che presenteranno la loro opera con la propria compagnia e parallelamente, attraverso residenze, lavoreranno alla preparazione di brani inediti all’interno dei percorsi di Biennale College. L’intensità che si rivolge alla trasmissione diviene il territorio di ricerca che riporta in primo piano il senso della creazione in relazione con i dettagli fisici e topografici della città: tracce, soglie, margini racconteranno una città diversa, fatta di cose sottili, captata anche per assenze, per ascolti; in questo senso vanno lette le mappe quotidiane che accolgono l’alternarsi degli eventi. Soste, camminamenti, incontri, attraversamenti dove ripensare il ritmo della frequentazione e allo stesso tempo dei formati di ciascuna esperienza artistica.

La ricerca dei coreografi rifletterà inoltre sulla relazione tra danza e architettura: esperienze sull’origine e lo sviluppo dello spazio partendo dalla ricerca attraverso la danza come misura fisica e umana in dialogo con l’ambiente, il paesaggio e il corpo della Polis. Un programma di esperienze, spettacoli, performance, ricerche, tese ad approfondire la convergenza dell’atto della danza con l’architettura e viceversa: lo spazio architettonico, il contesto urbano, il racconto del paesaggio, i camminamenti, le soste, i margini, divengono motivo di riflessione sull’equilibrio, la forma, la misura e la democrazia.

Negli spazi della Biennale all'Arsenale nascerà una vera Polis di sei luoghi teatrali messi in relazione con le pratiche che si svolgeranno al loro interno stabilendo una ciclicità di eventi.

Tra i sestieri San Marco, Dorsoduro, Castello e l’Isola di San Giorgio (12.00 > 19.00) coinvolgeremo quattordici spazi: cinque Campi e nove luoghi al chiuso nell’intento di costruire una geografia inedita che si sviluppa attraverso la misura del corpo e dei brani coreografici presentati; camminamenti che ricostruiscono il racconto della città nei dettagli, tracce e volti che ogni frequentatore si troverà a incontrare quotidianamente.

Trittici coreografici
 

Emanuel Gat, Yasmine Hugonnet, Thomas Hauert

Tre coreografi ospiti affronteranno tre esperienze di creazione ognuno in altrettanti luoghi destinati. Oltre alla presentazione di una produzione con la propria compagnia, la presenza dell’artista è pensata in forma di durata e trasmissione, di comprensione e analisi di luoghi interni e all’aperto: con i danzatori di Biennale College elaboreranno un dittico composto da una creazione da presentare al chiuso e in un campo veneziano all’aperto, articolando le pratiche di ricerca secondo una dimensione organica della città.

Progetto Agorà/Aperto: campi veneziani

Emanuel Gat, Yasmine Hugonnet, Boris Charmatz, Sandy Williams/Rosas, Thomas Hauert, Virgilio Sieni

Il Progetto Agorà propone un ciclo di coreografie inedite realizzate dai coreografi ospiti al Festival e interpretate dai danzatori di Biennale College - Danza dando luogo a una ricerca di verifiche e variazioni in relazione all’aperto, ai margini e ai volumi dei campi veneziani scelti.

sei coreografi elaboreranno una ricerca che sarà mostrata al pubblico all’aperto. L’aperto, rappresentato dai Campi veneziani, andrà a costituire un vero e proprio festival nel festival, proponendo un continuum di eventi all’apertoorganizzati secondo una geografia di Campi e di camminamenti del pubblico.

Progetto Vita Nova
 

Marina Giovannini, Manfredi Perego, Chelo Zoppi

Il Progetto Vita Nova propone per il quarto anno un metodo di trasmissione rivolto a giovanissimi danzatori tra i 10 e i 16 anni. Progetto innovativo, approdo per molte esperienze diffuse sul territorio nazionale, e che in questi anni si è sviluppato in vari territori italiani proliferando percorsi coreografici e di formazione.

I tre coreografi scelti lavoreranno ad una nuova creazione con altrettanti gruppi di giovanissimi danzatori selezionati nei vari territori di origine. La coreografia sarà infine rappresentata all’interno del programma del Festival in accordo con le istituzioni territoriali di riferimento.

Progetto Archeology

Archeology è un progetto sulla raccolta di tracce, espressioni, gesti, margini, dettagli e spazisvoltoin collaborazione con A.S.A.C.

Una equipe, formata da etnografo (Adriano Cancellieri), antropologo, architetto, diarista (Cristina Pancini) e coreografo/danzatore stesso (Elisabetta Consonni), indagherà un tratto territoriale, restituendone le tracce attraverso brevi cicli di danze, condivisioni, archivio di dettagli.

Leone d’oro alla carriera a Maguy Marin

Per il lavoro di ricerca attraverso il corpo e lo spazio, che di volta in volta è andato a costruire un atlante di scoperte coinvolgendo non solo le arti, ma rivelando la complessità dell’uomo contemporaneo, mettendo in relazione i sentieri dell’umano con gli spazi necessari della ricerca coreografica.

Biennale Danza 2016
Biennale Danza 2016