Il programma del 61. Festival Internazionale di Musica Contemporanea riassume e si ispira a tutte le idee progettuali che hanno portato, dal 2012 al 2016, a una interpretazione sempre più allargata del concetto di “contemporaneità” che vuol estendere il campo d’indagine e valorizzazione ad un ampio panorama di istanze e generi della creatività musicale del nostro tempo.
Come sempre i momenti delle novità, della ricerca, della sperimentazione e del supporto alla nuova creazione saranno centrali, come pure l’incontro coi grandi maestri e i giovani artisti che si affacciano, con promettente urgenza, alla ribalta internazionale.
In quest’ambito, Biennale College rinnoverà la riuscita esperienza di “fabbrica d’invenzione”, in cui i giovani talenti selezionati sono affiancati, in un percorso ideativo e produttivo distribuito durante tutto l’arco dell’anno, da tutor di valore internazionale.
L’obiettivo è ancora quello di focalizzare l’attenzione sul tema aperto del teatro musicale, riguardo al quale le nuove generazioni sembrano avere molto da dire.
Quest’anno sono stati selezionati tre team, uno tedesco e due italiani, che proporranno gli atti unici Orpheus moments, La stessa barca e Apnea nel week-end di chiusura del Festival.
Il tema dell’Oriente è un importante filo rosso che lega tra loro molti dei concerti del programma. Un filo rosso che si snoda tra i solchi profondi delle pratiche di una tradizione sempre viva che irrora i sentieri della creatività di molti degli autori più rappresentativi di quella ampia regione del continente asiatico che include Cina, Corea e Giappone. Autori che, peraltro, hanno un rapporto di frequentazione se non addirittura di coniugazione con l’Occidente.
È il caso di Tan Dun, poliedrica figura carismatica della musica del nostro tempo, a cui quest’anno va il Leone d’oro alla carriera. Nel concerto dell’Orchestra Sinfonica della Rai verranno presentate in prima italiana tre composizioni del maestro: Concerto for Orchestra (da Marco Polo), The Tears of Nature e Secrets of Wind and Birds, che sarà Tan Dun stesso a dirigere.
Il Leone d’argento per i talenti emergenti sarà invece assegnato al giovane compositore giapponese Dai Fujikura del quale potremo ascoltare la prima mondiale del suo Horn Concerto n.2 nella serata che vedrà protagonista l’Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Yoichi Sugiyama in un programma che prevede anche le prime italiane del Concerto per koto di Malika Kishino e del Concerto per violino di Guo Wenjing, Shèxì.
Sempre con l’Orchestra di Padova e del Veneto il Festival aprirà con Inori di Stockhausen, una partitura scenica di rara esecuzione e riferimento importante nella produzione del maestro, in cui un mimo rappresenta un rituale ispirato alla spiritualità giapponese secondo una dettagliatissima partitura di gesti. Un modo profondo e sentito di coniugare la contemporaneità occidentale con la tradizione orientale.
A uno dei concetti cardine della filosofia Zen (“lascia la presa, abbandona i preconcetti”) si ispirano il nome e la missione dell’ensemble francese Hanatsu Miroir impegnato nella coniugazione di musica e immagini secondo principi estremamente liberi e creativi. Si esibiranno in due concerti: nel primo avremo modo di ascoltare la prima italiana della Vallèe des merveilles di Maurilio Cacciatore, nel secondo una prima mondiale della giapponese Kenji Sakai.
I concerti monografici dedicati alla compositrice coreana Unsuk Chin (Parco della Musica Contemporanea Ensemble) e a Toshio Osokawa (Takefu Ensemble di Tokio) insieme al recital del percussionista Thierry Miroglio completeranno questa vasta panoramica ricca di prime esecuzioni assolute e italiane.
Un altro tema di grande attualità è quello dello strumento “aumentato” e delle tecniche “estese”. Quest’anno i violoncellisti Michele Marco Rossi, Sévérine Ballon e Arne de Force ne propongono diverse declinazioni attraverso programmi che, oltre a prevedere molte novità assolute e italiane, ci introducono in un mondo sonoro che trasfigura il suono familiare di uno strumento-simbolo della nostra tradizione occidentale come il violoncello in un universo di nuove dimensioni acustiche e di approcci creativi davvero stupefacente per originalità e novità. Il tutto si svolgerà in una sola giornata in cui il focus su questo tema sarà proposto all’attenzione del pubblico che potrà, così, orientarsi in una dimensione poliedrica che presenta motivi di comparazione utili ad approfondire le nuove frontiere della pratiche interpretative del nostro tempo.
Uno degli obiettivi del Settore Musica della Biennale è quello di riproporre i giovani artisti dei College che si sono particolarmente distinti per gli esiti artistici, come nel caso di Alexander Chernyshkov al quale abbiamo commissionato un nuovo lavoro di teatro musicale in collaborazione con Tempo Reale dopo il successo ottenuto dal suo Trascrizione di un errore nel 2016. La nuova opera si svolge in un ambiente tecnologico “vintage” che il giovane compositore russo ha trovato estremamente stimolante per liberare la sua originale e prorompente vena creativa.
Una novità della Biennale Musica dello scorso anno è stata l’apertura ad altri generi come il jazz, il live-set e la musica etnico-tradizionale.
Nella prossima edizione si è voluto allargare ulteriormente la sezione 23 Open con l’intento di valorizzare gli aspetti innovativi in termini di linguaggio e di nuove sonorità che anche le musiche più contigue all’area del mercato sono in grado di esprimere nei loro rappresentanti più originali e convincenti.
È il caso dei JoyCut, un gruppo italiano che ha effettuato tournée in tutto il mondo proponendo il proprio rock elettronico, incisivo e fibrillante al tempo stesso, a grandi platee giovanili, e del duo Musica Nuda della vocalist Petra Magoni e del contrabbassista Ferruccio Spinetti che debutteranno sulla nostra scena con una nuova proposta dal titolo Case, Amori, Universi in cui, tra l’altro, verranno anche recitati versi del poeta, etnologo e orientalista (il nostro filo rosso…) Fosco Maraini, il tutto in un ambiente light-electronic estremamente raffinato.
Il live-set di quest’anno vedrà protagonisti il duo cult dei Demdike Stare(Sean Canty e Miles Whittaker), artisti eclettici non identificabili con un unico genere essendosi orientati ora verso la techno distopica, o il dark-ambient o il jungle, o addirittura impegnandosi con risultati stupefacenti anche nel remix di musica contemporanea. Un incontro da non perdere.
Infine, ritorna il jazz con il New 4etdel mitico Enrico Rava, un artista che ha sempre percorso i sentieri di un linguaggio in continua evoluzione, indicandone la via a intere generazioni di giovani musicisti. Il suo concerto si ispira a un progetto realizzato nell’autunno scorso in Giappone.
Con l’impostazione data al 61. Festival Internazionale di Musica Contemporanea, attraverso una programmazione che vuole aprirsi a 360º sull’orizzonte musicale, ci auguriamo di ripetere la felice esperienza della scorsa edizione, in cui pubblici di differente ispirazione hanno avuto modo di incontrarsi e scoprirsi reciprocamente affollando le nostre sale.
Buona musica a tutti!
Ivan Fedele