Anno/Durata: | 1981, 60’ |
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Sottotitolo: | Opera di musica immaginistica per un attore, quattro voci naturali di donne, sedici artigiani e un percussionista |
Libretto: | Giorgio Battistelli |
Da: | Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers di Denis Diderot e Jean Le Rond D’Alembert |
Attore: | Peppe Servillo |
Percussioni: | Nicola Raffone |
Coro donne: | Paola Calcagni, Flora Molle, Rosa Pulcini, Anna Rita Severini |
Bottai: | Alfredo Sannibale, Fabio Sannibale |
Falegnami: | Roberto Festuccia, Alberto Casini |
Pasticciere: | Marcello Di Palma |
Selciaioli: | Oberdan Carpineti, Pietro Melelli |
Muratori: | Ciro Paudice, Wladimiro Carpineti |
Fabbri ferrai: | Gianni Sannibale, Marco Sannibale |
Arrotini: | Aldo Sardilli, Luigi Battistelli |
Calzolai: | Enzo Iezzi, Luigi Diotavelli |
Scalpellino: | Francesco Campanella |
Design luci: | Angelo Linzalata |
Direttore: | Giorgio Battistelli |
Regia del suono: | La Biennale di Venezia - CIMM (Centro di Informatica Musicale Multimediale), Thierry Coduys |
Giorgio Battistelli - Experimentum Mundi
Descrizione
Experimentum Mundi è un’opera di teatro musicale che ha come protagonisti sedici artigiani, quattro voci femminili naturali, un percussionista e un attore. Mentre vengono recitate le didascalie delle illustrazioni dell’Encyclopédie illuministica di Diderot e D’Alembert, che descrivono gli attrezzi dei mestieri rappresentati sulla scena, pagina dopo pagina risorge un autentico villaggio di suoni. Si tratta del paese di origine di Giorgio Battistelli, Albano Laziale, dove vivono e lavorano coloro che in Experimentum Mundi sono performer delle loro stesse professioni, occupazioni al giorno d’oggi in via d’estinzione: il pasticciere, i calzolai, gli arrotini, i falegnami, i bottai, i fabbri ferrai, i selciaioli, lo scalpellino, i muratori, con alcune mogli al seguito, a comporre il coro delle donne. Alla fine della rappresentazione ogni artigiano realizza sulla scena il proprio manufatto, in perfetta sincronia con i tempi musicali e teatrali previsti dalla partitura, in un gioco d’incastri timbrici e ritmici che esaltano gesti forgiati da un’antica tradizione. Una drammaturgia del lavoro, un rito che propizia l’arrestarsi del tempo, omaggio a un teatro privato della memoria.