Il territorio di confine tra Piemonte e Provenza nel Dipartimento delle Alpi marittime è stato nei tempi ora italiano ora francese e solo dal 1947 la geografia politica dei territori si è stabilizzata. Terra lontana e difficile da cristianizzare per entrambi gli Stati, la Valle delle Meraviglie, è divenuta nel tempo “terra di mezzo” per briganti, streghe e cercatori di fortuna di ogni tipo; i pastori dei villaggi erano in perenne lotta tra loro per l’appannaggio dei pascoli e il controllo delle risorse. Sono soprattutto i personaggi esoterici a riempire le leggende dei paesi di questa Valle (l’aggettivo “meraviglie” sta per “sortilegi”). Abitate sin dai tempi preistorici, le montagne della Valle sono piene di graffiti risalenti all’Età del rame. Tutta questa ricchezza di cultura pagana ha alimentato racconti e leggende che sono stati raccolti in un libro di Jacques Drouin, da cui traggono ispirazione i testi poetici di Sébastien Hoffmann alla base della nuova versione presentata a Venezia (la prima versione dello spettacolo era stata creata a Strasburgo nel 2016).
Una serie di brani per organici diversi racconta in maniera più o meno astratta i personaggi che animano i racconti della Valle; una voce fuori campo narra i testi poetici, così da dare un riferimento oggettivo alla rappresentazione dei personaggi. Il collettivo Hanatsu Miroir ha la sua cifra caratteristica nel connubio tra musica strumentale, elettronica e risorse plastiche – dal video alle luci fino alla danza e la pittura dal vivo – e questa ricchezza espressiva permette di delineare una scrittura che non è quella dell’opera né quella del teatro musicale ma si colloca a metà tra musica da camera e teatro, segnando uno spazio nuovo nella creatività contemporanea. Nella preoccupazione di trovare un rapporto di interdipendenza tra i vari ambiti artistici messi in gioco, cosicché nessuno di essi possa fare a meno degli altri, la musica si fonda su strategie che valorizzano l’interazione tra gli strumenti, l’amplificazione e l’elaborazione elettronica in tempo reale.
Anche la scenografia interviene come risorsa acustica per l’arricchimento dei suoni digitali durante lo spettacolo. Basata sugli anamorfismi (proiezioni dei corpi modificate a tal punto da rendere gli stessi irriconoscibili), la scenografia consta di un dispositivo su cui il video si confonde con i riflessi veri dei performer e tramite un gioco di luci ad hoc la pittura dal vivo sarà moltiplicata insieme a tali riflessi sino a riempire l’intero spazio. Un dispositivo di captazione microfonica permette di includere alcune azioni tra le sorgenti dell’elaborazione sonora digitale.
I luoghi di confine hanno un fascino speciale, in cui l’incrocio delle tradizioni crea un territorio indefinito tra due territori definiti. Il confine tra Francia e Italia diviene così il confine conteso tra musica strumentale e musica elettronica, tra musica da camera e teatro, tra concerto e performance. Non bisogna per forza schierarsi: La vallée des merveilles è un elogio alle frontiere mobili, all’equilibrio dell’essere l’uno ma anche l’altro.