fbpx Biennale Musica 2020 | Intervento di Ivan Fedele
La Biennale di Venezia

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Intervento di

Ivan Fedele

Direttore del settore Musica

Tutti i Festival di Musica Contemporanea che ho curato dal 2012 a oggi non avevano né l’obbiettivo né tantomeno la pretesa di essere un'indagine esaustiva sulla musica contemporanea, e questo per ovvie ragioni di tempo e di spazio, come pure per ragioni inerenti all’estrema varietà degli orientamenti estetici e mobilità degli attori interessati,  e alla molteplicità dei generi a cui, peraltro, abbiamo recentemente cercato di dare uno spazio coerente negli ultimi anni (lo faremo, mi auguro, in maniera più approfondita in futuro).

Ecco quindi che le linee direttrici, i fili rossi che hanno guidato e cucito i palinsesti di quasi un decennio in un’unica storia conseguente, sono sostanzialmente tre: l’individuazione di forti differenziazioni stilistiche e concettuali tra gli autori più significativi (la musica contemporanea di scrittura non è “sempre uguale”!), la constatazione che questo genere musicale (sì, è un genere, almeno dal mio punto di vista) è ben vitale e ha proseliti giovani in tutto il mondo e, last but not least, che la sperimentazione e la ricerca sono dimensioni della creatività che possiamo ritrovare, feconde, anche in altri generi. A proposito di questi ultimi, mi sembra ormai pretestuosa la rivendicazione di un qualsivoglia primato alla musica di scrittura dacché il genio riesce a rivelarsi ovunque il suono si esprima come pensiero.

 

Incontri

Le pratiche musicali del nostro tempo ci rivelano come e quanto i generi e i musicisti provenienti da essi dialoghino sempre più tra di loro.

Sono spesso gli incontri più proficui, che determinano corti circuiti illuminanti e che sovente indicano strade percorribili alla creatività. Penso ai live-set del CIMM Bissuola, promossi sotto forma di workshop durante l’arco dell’anno. Come pure evocatore di grande potenza espressiva è l’incontro tra il suono sintetico e l’immagine che ci propone il College Musica del CIMM Arsenale per il quale sono stati selezionati quattro progetti di opere multimediali realizzate da giovani artisti seguiti da tutor di rilevanza internazionale. D’altra parte l’acronimo di questa bella realtà di cui la Biennale si è dotata recentemente ci indica la direzione sperimentale, di ricerca e produttiva verso cui si orienta: Centro di Informatica Musicale e Multimediale. Un centro che ha già tanto prodotto nel suo anno di battesimo e che ha tutte le intenzioni di collocarsi al centro del panorama europeo degli studi del settore di riferimento. 

C’è poi l’incontro-confronto tra gli strumenti ordinari, quelli “aumentati” e una nuova liuteria visionaria quale quella inventata e proposta da Giovanni Verrando in Instrumental freak show che pare prendere alla lettera l’affermazione di John Cage per il quale una musica nuova necessiti imprescindibilmente di strumenti nuovi, siano essi acustici, elettronici ma anche concettuali.

Una voce originale, proprio da quest’ultimo punto di vista, è quella di Raphaël Cendo (nostro Leone d’Argento per il 2020) fondatore di un movimento artistico, ma forse sarebbe meglio dire di una corrente estetica potente quale quella della “saturation”. Nei suoi scritti teorici riscontriamo istanze rivoluzionare che pongono il dato acustico e quello percettivo della musica sotto una luce nuova, una dimensione in cui il suono si trasforma da elemento oggettivo in reazione soggettiva che ritorna al testo originario in un percorso transizionale ininterrotto. Anche la relazione tra scrittura e improvvisazione viene riformulata alla luce delle potenzialità analitiche del soggetto così come la psicoacustica recente le ha studiate e ridefinite.

Anche in questo festival ho preferito ai concerti antologici (molto pochi) i concerti monografici o comunque a due voci allo scopo di consentire un incontro più approfondito con gli autori. Non poteva essere diversamente per il nostro Leone d’Oro alla carriera 2020 Luis de Pablo, il più grande compositore spagnolo vivente, artista geniale dalla creatività inesauribile di cui presenteremo due lavori sinfonici tra i quali il Concierto para viola e orquesta in prima mondiale.

Il 2020 è anche un anno di anniversari illustri, che abbiamo voluto ricordare e onorare, come quelli di Bruno Maderna, Luigi Nono, Franco Donatoni e Ludwig van Beethoven. La modernità di quest’ultimo grande titano si proietta feconda ancora fino ai nostri giorni e nei tre recital per pianoforte proposti la sua musica verrà accostata a quella di altri tre classici della modernità: Franco Donatoni, appunto, Pierre Boulez e Karlheinz Stockhausen. Il concetto di classico non va confinato storicamente a due secoli e mezzo fa, ma può benissimo assurgere a categoria assoluta.

Evento di rilievo sarà la ripresa de I Cenci di Giorgio Battistelli, che si avvarrà di un cast sorprendente insieme alll’Ensemble ‘900 del Conservatorio di Lugano diretto da Francesco Bossaglia, ormai una presenza abituale alla Biennale.

Anche quest’anno la Biennale si è impegnata a commissionare numerose nuove opere a compositori affermati come Fabio Nieder, Alessandro Melchiorre, Marcello Filotei, Fausto Sebastiani, Sofia Avramidou, Ruggero Laganà e Sandro Gorli compilando un palinsesto ricco di prime mondiali e italiane.

Avremo due orchestre, l’Orchestra di Padova e del Veneto e l’Orchestra Haydn di Trento e Bolzano e numerosi ensemble: Ensemble Contrechamps, Fontanamix, Ensemble Fractales, Oktopus Ensemble, Divertimento Ensemble, Ensemble Interface, Quatuor Tana & Neuen Vocalsolisten, Ensemble Cairn.

Biennale Musica
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