I Leoni della Biennale Teatro 2025
Il Leone d’Oro alla carriera va alla regista e drammaturga Elizabeth LeCompte (1 giugno); il Leone d’Argento all’attrice svizzera Ursina Lardi (14 giugno).
I Leoni 2025
Elizabeth LeCompte, regista e fondatrice del Wooster Group, è il Leone d’Oro alla carriera della Biennale Teatro 2025. All’ attrice svizzera Ursina Lardi, interprete e autrice di un teatro dal forte impegno politico, è attribuito il Leone d’Argento.
Lo ha stabilito il Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia su proposta di Willem Dafoe, Direttore del settore Teatro.
La cerimonia di premiazione avrà luogo nel corso del 53. Festival Internazionale del Teatro (31 maggio > 15 giugno) nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, sede della Biennale. Elizabeth LeCompte riceverà il Leone d’Oro alla carriera domenica 1 giugno; Ursina Lardi verrà premiata con il Leone d’Argento sabato 14 giugno.
Elizabeth LeCompte
Leone d’oro alla carriera
“È una storia personale, individuale e al tempo stesso collettiva” – si legge nella motivazione con cui Willem Dafoe accompagna l’attribuzione del Leone d’Oro alla carriera a Elizabeth LeCompte.
Il lungo viaggio artistico della LeCompte, regista o, come lei ama definirsi ‘creatrice di teatro’, è indissolubilmente legata a quella del Wooster Group, la storica compagnia fondata con Spalding Gray agli inizi degli anni Settanta del Novecento. È la stagione dell’off-off-Broadway, impregnata della sperimentazione del Living Theatre o di Joseph Chaikin, nella New York che protestava contro la guerra in Vietnam. Preso possesso di uno spazio post-industriale a SoHo, su Wooster Street, reinventato a teatro, Elizabeth LeCompte costruirà un percorso creativo che sarà riconosciuto ed apprezzato da Richard Foreman, Bob Wilson, Peter Sellars, Susan Sontag, Mikhail Baryshnikov, Sam Shepard e molti altri ed altre.
“Integrando i codici della musica, della pittura, della danza e dei media – prosegue la motivazione – Elizabeth LeCompte compone lavori accolti con grande favore da pubblico e critica mondiali o anche duramente discussi, ma che connotano sempre più quello che sarà un punto di riferimento del teatro d’avanguardia attraverso i decenni. A partire dagli anni Settanta e Ottanta, Elizabeth LeCompte ha saputo influenzare la creazione teatrale aprendola al dibattito politico e culturale, in un percorso coerente e caparbio, frutto di studio approfondito, di tecnica innovativa – sempre incentrata sull’integrazione della tecnologia moderna con l’arte fisica dell’attore, all’interno di una mise en scène di sua ideazione. In tutti questi anni di direzione, la regista e autrice ha affrontato classici e testi originali, elaborati nel costante confronto con la compagnia (condividendo con tutti, pariteticamente, lo stesso salario), firmando oltre cinquanta diversi allestimenti. Il teatro è ‘un’azione fisica’, secondo LeCompte, da fare orgogliosamente e ostinatamente fuori dal sistema produttivo americano, in una continua battaglia per l’indipendenza creativa, individuale e collettiva. Dopo essere stata insignita del prestigioso MacArthur Fellowship, dell’ordine di Cavaliere delle Arti e delle Lettere del Governo Francese, e di innumerevoli altri premi, Elizabeth LeCompte riceverà il Leone d’Oro della Biennale Teatro 2025”.
Il Wooster Group diretto da Elisabeth LeCompte inaugurerà il 53. Festival Internazionale del Teatro sabato 31 maggio e in replica domenica 1 giugno con la prima europea di Symphony of Rats (Teatro alle Tese, Arsenale), spettacolo che riporta sul palco a quasi quarant’anni di distanza un celebre testo di Richard Foreman, da poco scomparso.
Ursina Lardi
Leone d’argento
“Radicalità ed empatia”: con queste parole Willem Dafoe definisce la carriera di Ursina Lardi, Leone d’Argento.
“Attrice dalla cifra sempre intensa, disponibile a mettersi in gioco, aderendo a piani registici di diversa prospettiva – recita la motivazione – Ursina Lardi sta connotando in chiave sempre più autoriale la propria creatività d’attrice. In tutti i personaggi che ha affrontato – dalla Salomè di Einar Schleef a Maria Braun di Fassbinder, da Ljuba del Giardino cechoviano a molti altri – Ursina Lardi ha avuto l’infinita grazia e la dolorosa consapevolezza di connotare di grande umanità ogni singola battuta, ogni sfumatura di testi, siano classici o contemporanei. Il suo stare in scena dà al suo corpo la forza di diventare non solo meccanismo teatrale assoluto, ma anche testimonianza e forse sfida, corpo politico per eccellenza. Nella collaborazione con il regista Milo Rau, in particolare, Ursina Lardi ha saputo rendere collettivo il proprio racconto individuale, assumendo su di sé, con dignità e lucidità, le contraddizioni dell’occidente borghese e capitalista, quasi che l’attrice sia, ancora e sempre, incarnazione del proprio tempo. Nella tenerezza di un sorriso o nel terrore amaro di uno sguardo, Ursina Lardi incarna le mille sfumature di un’epoca giunta al disperato tracollo e svela – al tempo stesso – le possibilità di una resistenza non solo artistica, ma politica e umana. Per questo, e per l’impegno con cui, sicuramente, affronterà il tempo a venire, facendo del teatro lo specchio critico della civiltà, Ursina Lardi è destinataria del Leone d’Argento della Biennale Teatro 2025”.
Ursina Lardi sarà in scena in prima italiana per il 53. Festival Internazionale del Teatro giovedì 12 giugno con Die Seherin (La veggente), di cui è autrice insieme a Milo Rau (in replica venerdì 13 giugno).
I Leoni delle precedenti edizioni
In passato il Leone d’Oro alla carriera per il Teatro è stato attribuito a Ferruccio Soleri (2006), Ariane Mnouchkine (2007), Roger Assaf (2008), Irene Papas (2009), Thomas Ostermeier (2011), Luca Ronconi (2012), Romeo Castellucci (2013), Jan Lauwers (2014), Christoph Marthaler (2015), Declan Donnellan (2016), Katrin Brack (2017), Antonio Rezza e Flavia Mastrella (2018), Jens Hillje (2019), Franco Visioli (2020), Krzysztof Warlikowski (2021); Christiane Jatahy (2022); Armando Punzo (2023); Back to Back Theatre (2024).
Il Leone d’Argento, dedicato alle presenze più incisive nel teatro degli ultimi anni o a istituzioni che si sono distinte nel far crescere nuovi talenti, è stato attribuito a Rimini Protokoll (2011), Angélica Liddell (2013), Fabrice Murgia (2014), Agrupación Señor Serrano (2015), Babilonia Teatri (2016), Maja Kleczewska (2017), Anagoor (2018), Jetse Batelaan (2019), Alessio Maria Romano (2020), Kae Tempest (2021); Samira Elagoz (2022); FC Bergman (2023); Gob Squad (2024).
Cenni biografici
Elizabeth LeCompte (New Jersey, 1944) è una regista americana di teatro sperimentale, danza e video. Dopo aver conseguito una laurea in Belle Arti presso lo Skidmore College, a metà degli anni Settanta è tra i co-fondatori del Wooster Group, che dirigerà sin dalla sua nascita nella sede del Performing Garage di Soho a New York City. Con il Wooster Group LeCompte ha composto, progettato e diretto oltre cinquanta opere per teatro, danza, cinema e video. Questi lavori intrecciano in modo caratteristico la performance con le tecnologie multimediali e sono fortemente influenzati dalle arti visive e dall’architettura. LeCompte è nota sia per la decostruzione e la ricostruzione di classici come l’Amleto di Shakespeare, L’imperatore Jones e Lo scimmione di Eugene O’Neil e La madre di Brecht, sia per la composizione di nuove opere, come Poor Theater e The Town Hall Affair.
Dal 1970 al 1975 LeCompte è stata membro del The Performance Group di Richard Schechner insieme all’attore Spalding Gray. Nel 1975, LeCompte e Gray iniziano a lavorare in proprio, cominciando dallo spettacolo Sakonnet Point e, successivamente, insieme a Jim Clayburgh, Willem Dafoe, Peyton Smith, Kate Valk e Ron Vawter, fondano formalmente il Wooster Group.
Nel 1986, Peter Sellars invita LeCompte e la compagnia in residenza presso l’American National Theate al Kennedy Center di Washington, eseguendo due opere del loro repertorio, LS.D. (...Just the High Points...) e North Atlantic. Iniziano inoltre a sviluppare un nuovo lavoro basato su La tentazione di Sant’Antonio di Flaubert. Nello stesso periodo cominciano ad essere invitati a presentare le loro opere in Europa. Sono tante le istituzioni e i festival - Kaaitheater di Bruxelles, Theater Am Turm di Francoforte, Wiener Festwochen e Hebbel Theater di Berlino - che all’inizio degli anni Novanta commissionano al Wooster Group una serie importante di lavori, tra cui Brace Up!, basato sulle Tre sorelle di Čechov e Fish Story. Negli stessi anni, alcune opere multimediali del gruppo vengono incluse in tre successive biennali del Whitney Museum. Nel 1997, il Wooster Group ridà vita a un teatro abbandonato di Broadway per le rappresentazioni de Lo scimmione.
Continuando a girare l’Europa, nel 2001 la compagnia fa la prima delle sue otto apparizioni al Festival d’Automne di Parigi. Il Museum of Modern Art di New York commissiona loro una performance per chiudere la mostra Dada del 2005, dando così il via alla creazione del progetto Who’s Your Dada?! Nel 2009, LeCompte dirige la sua prima produzione operistica, La Didone, con gli interpreti del gruppo affiancati da cantanti lirici e da un ensemble musicale barocco. Nel 2010 Mikhail Baryshnikov chiama la regista a inaugurare il suo nuovo centro artistico a New York City con la ripresa di North Atlantic, seguita da Vieux Carré di Tennessee Williams. Nell’arco di quindici anni, all’inizio degli anni 2000, la compagnia presenta nove dei suoi lavori anche alla St. Ann’s Warehouse di Brooklyn.
Nel 2012, il Wooster Group viene incaricato dalle Olimpiadi della Cultura di Londra di collaborare con la Royal Shakespeare Company per una produzione di Troilus and Cressida. Nel 2014 e per tutto il decennio successivo cominciano anche le tournée in Asia, con impegni a Hong Kong, Shanghai, Singapore, Taipei, Gwangju, Yokohama, Kyoto e Tokyo. Nel 2015 il Whitney Museum sceglie di nuovo il Wooster Group per realizzare la cerimonia inaugurale del suo nuovo edificio. Nel 2016, in onore del centenario di Tadeusz Kantor, l’Adam Mickiewicz Institute di Varsavia commissiona a LeCompte la creazione di una nuova opera, A Pink Chair (In Place of a Fake Antique). Nel 2023, la regista viene selezionata come “Artist in Focus” per il Festival Internationale Neue Dramatik allo Schaubühne di Berlino.
Tra i numerosi riconoscimenti: National Endowment for the Arts Distinguished Artists Fellowship for Lifetime Achievement in the American Theater, MacArthur Fellowship, Chevalier des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura francese, Guggenheim Fellowship, Rockefeller Foundation Fellowship, United States Artists Fellowship, Anonymous Was A Woman Award, Theater Practitioner Award del Theatre Communications Group, Skowhegan Medal for Performance, Doris Duke Artist Award e due dottorati onorari dalla New School for Social Research di New York e dal California Institute of the Arts. Nel 2016 ha vinto il Dorothy and Lillian Gish Prize ed è stata eletta membro dell’American Academy of Arts and Sciences nel 2023.
Ursina Lardi (Samedan, Svizzera 1970) è un’attrice di teatro, cinema e televisione. All’età di 22 anni si trasferisce a Berlino per iscriversi all’Accademia d’arte drammatica “Ernst Busch”. Dal 2012 è membro della compagnia del teatro Schaubühne am Lehniner Platz di Berlino, dove ha lavorato con Thomas Ostermeier, Katie Mitchell, Luk Perceval, Alvis Hermanis, Romeo Castellucci e Milo Rau, con cui condivide i processi creativi e interpretativi di quattro straordinarie produzioni: Compassion. La storia della mitragliatrice; Lenin; Everywoman; e il loro ultimo spettacolo, Die seherin (La veggente), che debutterà a Vienna e Venezia nel giugno 2025. La sua lunga e fruttuosa collaborazione artistica con il regista e drammaturgo indipendente Thorsten Lensing l’ha vista in molte delle sue produzioni, tra cui Il giardino dei ciliegi, I fratelli Karamazov, Infinite Jest e Crazy for Comfort.
Numerosi anche i suoi ruoli al cinema e in TV, tra cui: Il nastro bianco (regia di Michael Haneke, Palma d’oro al Festival di Cannes 2009); Lore (regia di Cate Shortland, premio Lola di bronzo 2012) e Der namenlose Tag (regia di Volker Schlöndorff, 2017). Film che le sono valsi numerosi riconoscimenti, inclusi il Premio del Fondo Culturale Eliette von Karajan 2006, il Premio del Cinema Svizzero 2014 (miglior attrice) e l’Anello Hans Reinhart 2017, il più alto riconoscimento svizzero per i professionisti del teatro.